martedì 23 febbraio 2010

Achtung! Fannullonen!

Renato Brunetta passerà alla storia come il ministro “anti-fannulloni” (o almeno questo pare essere il suo principale obiettivo). Ora, come in tutti i casi in cui ci si autodefinisce in opposizione a qualcos’altro, anche lui ha bisogno del cosiddetto “nemico reale”; tuttavia è difficile stanare i singoli nullafacenti (anche se certamente ve ne sono, nessuno lo nega; tra l’altro il compito di perseguire gli assenteisti e i ladri di stipendio è già assegnato alle forze dell’ordine e alla magistratura, non c’è bisogno dell’ingerenza del ministero della funzione pubblica) e d’altro canto questa è un’epoca che ha una certa antipatia per le esecuzioni sommarie. Si pone dunque il problema: come fare a dimostrare (a buon mercato e in tempi brevi) che esistono davvero i fannulloni e che, per giunta, sono tantissimi (diciamo: 1 su 4)?
Ebbene, il ministro ha avuto un’idea geniale. Se non possiamo scovarli, allora... fabbrichiamoli! Detto fatto, con la legge n° 15 del 4 marzo 2009 lo Stato italiano ha avviato la produzione su larga scala dei fannulloni nella Pubblica Amministrazione. Ecco come.

Creare a bella posta un problema dove non c’è è la più vecchia arte di governare.
La P.A. va riformata, non denigrata né criminalizzata

I nuovi criteri “meritocratici” per la ripartizione del salario accessorio (cioè di quella quota di stipendio relativa alla retribuzione delle prestazioni “extra”) ai dipendenti pubblici prevede la divisione rigida del personale in 3 fasce di merito: la prima, corrispondente al 25% (i migliori, cui andrà il 50% dei fondi), la seconda, corrispondente al successivo 50% (i mediocri, cui andrà il restante 50% dei fondi) e infine la terza, corrispondente all’ultimo 25% (i fannulloni, cui non spetterà nulla). Il personale dovrà essere ripartito obbligatoriamente secondo queste modalità; ogni dirigente dovrà dunque individuare per legge un 25% di immeritevoli tra i suoi dipendenti, altrimenti verrà sanzionato. Il presupposto di un siffatto meccanismo è infatti l’esistenza per certo di un 25% di fannulloni; data questa premessa, si tratta per Brunetta non di verificarla, ma semplicemente di scegliere tra i dipendenti quelli cui attribuire tale patente. Alla fine di questo processo, il ministro potrà andare in televisione ad ostentare i dati delle amministrazioni pubbliche, dicendo: “Vedete? Ve lo avevo detto! Un dipendente pubblico su 4 è un fannullone!”, sventolando nomi e cognomi e offrendo in pasto all’opinione pubblica l’ennesima criminalizzazione della P.A., sostenuta stavolta da “dati oggettivi”. Ma così non fa altro – lo capirebbe anche un bambino – che presupporre ciò che invece dovrebbe dimostrare.
In verità il ministro non fa nulla di nuovo: il suo non è che un caso eclatante di quella che in psicologia del lavoro viene chiamata “profezia autoavverantesi” (fenomeno per il quale si contribuisce attivamente e di solito inconsapevolmente alla costruzione di un qualcosa che a priori si ritiene debba essere vero). Prima di lui, ad esempio, il meccanismo è già stato messo in opera con successo da Hitler (il quale sosteneva che gli ebrei erano esseri inferiori, simili a bestie; i tedeschi li vedevano in effetti passeggiare - dopo che gli ebrei erano stati relegati nei ghetti e privati di acqua potabile e corrente - sudici e logori, e non potevano che concordare con il führer). Ovviamente, non sto paragonando Brunetta a Hitler. Sto solo dicendo che egli utilizza in questo caso lo stesso metodo. Ma, come ho già scritto, la sua manovra non serve a rendere più efficiente la P.A.; essa serve piuttosto a sfogare l’odio fratricida dei lavoratori del privato, il cui impiego è reso incerto e instabile da quest’economia e da questo governo, i quali vengono indotti a prendersela con quelli che (a torto) vengono ritenuti non licenziabili. Come dice ogni settimana il nostro Direttore, questo è solo l’inizio.

(«Il Caffè», 19 febbraio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano