lunedì 18 gennaio 2010

L'azzardo del gioco/2

Favola per adulti. Esistono due società. Nella prima ogni persona lavora come pescatore e percepisce un reddito proporzionale all’abilità e all’impegno profuso: i redditi non sono quindi tutti uguali (perché è giusto che chi merita di più riceva di più) ma nemmeno molto diversi tra loro. Nella seconda società il lavoro consiste nella ricerca dell’oro: i pochi che scoprono la vena aurifera si arricchiscono, gli altri si arrangiano guadagnando poco o nulla; qui il reddito è distribuito in maniera molto disuguale e, soprattutto, ingiusta rispetto al merito dei singoli: saranno infatti molti i cercatori abili e volenterosi che rimarranno, ciò nonostante, a bocca asciutta (data l’elevatissima componente di fortuna).

«La quintessenza della disumanità del capitalismo – e nessuna persona sensibile può negare che il mercato sia un padrone amorale e spesso crudelmente capriccioso – è il fatto di considerare il lavoro alla stregua di una merce».
P. KRUGMAN, Economisti per caso, ed. Garzanti, 2009

In quale delle due società preferireste vivere? Paul Krugman, economista americano, autore di Economisti per caso (ed. Garzanti, 2009, da cui è tratto l’esempio precedente), non ha dubbi: gran parte degli americani preferirebbe quella dei pescatori (e ciò vale, credo di poter dire, per tutti, non solo per gli americani). Tuttavia, prosegue il premio Nobel 2008 per l’economia, la nostra società assomiglia sempre più a quella dei cercatori d’oro, in cui si tende a premiare la fortuna e il rischio, invece che il merito.
Quasi a dimostrazione di questa conclusione teorica, leggo che in provincia di Varese, la catena di supermercati “Tigros” ha festeggiato lo scorso settembre il suo trentesimo anniversario con una untuosa iniziativa denominata “Gratta e vinci un lavoro”: dal 1 al 30 settembre, spendendo 30 euro, si riceveva una scheda finalizzata a partecipare all’estrazione di 10 posti di lavoro a tempo determinato per un anno come addetti alla vendita, per uno stipendio di circa 1.000 euro al mese (né si è trattato di un caso isolato: in quanto evidentemente meritevole, l’esempio è stato imitato anche in Piemonte e in Sardegna).
Lo sdegno è istintivo, parte prima che lo si possa sentir montare. Tuttavia l’iniziativa è perfettamente coerente con l’ideologia economica dominante, che Krugman caratterizza così:
la quintessenza della disumanità del capitalismo – e nessuna persona sensibile può negare che il mercato sia un padrone amorale e spesso crudelmente capriccioso – è il fatto di considerare il lavoro alla stregua di una merce. [...] Non dovrebbero esistere scusanti a un sistema che tratta le persone alla stregua di oggetti.
Già: non dovrebbero esistere scusanti per un sistema economico che tratta il lavoro (cioè gli esseri umani) come un oggetto da scambiare onde trarne profitto. E invece il liberismo non solo non si scusa ma prospera, impera, si diffonde – per amore o per forza – in tutto il mondo. Disumano come solo l’uomo sa essere.

(«Il Caffè», 15 gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano