mercoledì 2 dicembre 2009

E. Deaglio-B. Cremagnani-M. Portanova, Governare con la paura, ed. Melampo, 2009

Governare con la paura (ed. Melampo, 2009) è il libro-DVD nel quale Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Mario Portanova raccontano ciò che è avvenuto a Genova nel luglio 2001, in occasione del summit dei “potenti della terra” chiamato G8. Già prima degli scontri di piazza la tensione è altissima: nei giorni precedenti all’evento i giornali tempestano di notizie inquietanti, dalla presenza massiccia e forse insostenibile dei partecipanti, a quella di per sé minacciosa dei black bloc, alla minaccia da parte di terroristi di dubbia matrice di utilizzare sangue infetto contro le forze dell’ordine. Poi c’è lo scontro vero e proprio e, si sa, nel tafferuglio qualcuno si fa male: le riprese dei cineoperatori RAI (all’epoca mostrate su RAI1) mostrano gente esausta, una donna attempata con il volto coperto di sangue, ragazzi malconci e ciondolanti. Si sa: è la dura legge dei tafferugli.
Ma che c’entra questo con l’immagine del poliziotto che dà un calcio sulla testa di un giovane immobilizzato a terra? Che c’entra con la polizia che prende a manganellate ragazzi seduti pacificamente a terra, immobili? Che c’entra con l’irruzione notturna alla scuola Diaz, dove decine e decine di persone sono state letteralmente massacrate di botte e dove perfino un inerme e innocente giornalista inglese è stato ridotto in fin di vita? La recente sentenza che ha condannato 14 poliziotti a pene lievi (e che pertanto è stata definita “vergognosa” dalle parti civili presenti in aula) ha comunque ammesso che degli abusi sono stati compiuti dalla polizia italiana.
Il potere, di per sé, tende ad abusare, soprattutto quando è in difficoltà
ricorda Deaglio nell’introduzione; fenomeno contro cui l’unico baluardo è una società civile matura, compatta e ben informata. Chi è al governo può in ogni momento prendere la scorciatoia del “governare con la paura”, nella scia dell’aberrante ma ben nota logica del: “c’è il terrorismo, quindi si riducano le libertà”; “c’è l’immigrazione, si usi la violenza”; “c’è rischio per la sicurezza, quindi si sospenda l’informazione”.
Ma purtroppo l’espressione “governare con la paura” assume anche un altro preoccupante risvolto, che i fatti di Genova (che il libro e il DVD riassumono in maniera esemplarmente chiara ed esaustiva, con l’aggiunta dei preziosi commenti, tra gli altri, di Furio Colombo e Concita De Gregorio) ci hanno mostrato: i cittadini devono essere resi docili e remissivi non solo tramite la minaccia del pericolo esterno, ma anche e soprattutto con la minaccia di quello interno: devono essere consapevoli che ogni forma di disubbidienza, devianza o anche semplice manifestazione di opinioni verrà repressa a colpi di manganello. E non in senso metaforico. Chi è stato rinchiuso a Bolzaneto – senza capo d’accusa, senza la possibilità di contattare un legale e nemmeno la propria famiglia – sentendosi apostrofare gratuitamente con “puttana” o “comunista di merda”, costretto a rimanere in piedi faccia al muro con le gambe divaricate e le braccia in alto per quattordici ore, bruciato con le sigarette dei soldati o picchiato selvaggiamente nel cosiddetto “corridoio della recluta” (in cui le guardie si dispongono in file sui due lati e il malcapitato è costretto a passare in mezzo mentre viene picchiato)... ebbene, chi ha fatto quell’esperienza possiamo star certi che non la ripeterà. Non manifesterà più e se ne starà a casa sua. E, del resto, ciò non vale solo per i pochi che ne hanno fatto esperienza diretta: oggi tutta l’Italia sa che queste cose sono successe e che possono ripetersi. Come si dice: “colpirne uno per educarne cento”.
Dopo 7 anni dai fatti di Genova, il 14 maggio 2008, il presidente del consiglio Silvio Berlusconi si è così espresso a proposito dell’immigrazione clandestina:
il nostro governo – credo che di questo possiamo dare assicurazione – non adotterà mai svolte repressive, incompatibili con la nostra tradizione liberale, attenta ai diritti civili di ogni essere umano. Prima ancora che alle regole cui ci vincola la convivenza in Europa (citato nel libro a p. 145).
Poi il suo governo ha introdotto il reato di clandestinità, ha respinto i migranti in Libia e in alcuni comuni retti da amministrazioni leghiste si dà la caccia agli immigrati casa per casa (anche questo non è un modo di dire). Lo stesso governo del luglio 2001. La storia si ripete.
Abuso di potere, da molte parti. L’importante non è che venga sanzionato – anche se sarebbe meglio che lo fosse. L’importante è che si sappia (p. 10).

(«il Recensore.com», 2 dicembre 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano