di Giovanni De Mauro
Ci riuscirono in cinquemila. Nascosti nei bagagliai delle macchine, attraverso tunnel sotterranei, a bordo di mongolfiere, dentro vecchie radio, calandosi con delle carrucole, all’interno di casse per concerti, addirittura con un minisommergibile. Alcuni bambini vennero lanciati, come palloni, oltre i quattro metri di quel muro lungo 155 chilometri. In ventotto anni, oltre tremila persone furono arrestate mentre cercavano di scappare. Le stime delle vittime, invece, sono incerte: si va da un minimo di 98 a un massimo di 943, a seconda delle fonti. Chiunque vada oggi a Berlino dovrebbe visitare il museo del checkpoint Charlie. Delle tante forme di coercizione tipiche di ogni dittatura, la limitazione della libertà di spostamento è forse una delle più intollerabili. A vent’anni di distanza sembra quasi incredibile che a due passi da noi, nel cuore dell’Europa, le persone non potessero attraversare liberamente una frontiera. Ma ancora più incredibile è che oggi c’è una nuova frontiera invalicabile, ed è la nostra.
(«l'Internazionale», 11 settembre 2009, p. 3)