giovedì 16 aprile 2009

V. Possenti, L’uomo postmoderno, ed. Marietti, 2009


Vittorio Possenti ha il coraggio dell’inattualità: in un’epoca in cui i saperi fanno a gara nell’autoattribuirsi la patente della razionalità “pura” (che quasi sempre vuol dire “mera”), il professore dell’Università di Venezia parla contro corrente e a voce alta, per ribadire l’inseparabilità (pur nella distinzione) di fede e ragione, entrambe – nell’ambito del loro “dirsi in molti modi” – orientate alla conoscenza della verità. Nel corso della sua indagine, volta ad indagare lo stato e le prospettive dell’odierna condizione umana, Possenti intercala l’analisi di testi filosofici e sociologici con l’esame di encicliche papali e della Dottrina sociale della Chiesa cattolica, per meglio mettere a fuoco l’oggetto centrale del suo ultimo libro: l’uomo della postmodernità. Ovvero, la persona.
L’autore invita a riscoprire il personalismo come filosofia il cui termine primo è la persona, nelle sue relazioni sociali e al contempo
nella sua inviolabile singolarità: invita a ritrovare un pensiero nel quale l’uomo sia il più alto dei valori e che possa perciò costituirsi come baluardo nei confronti di un nichilismo per il quale “non c’è nulla di già dato, quindi tutto è possibile” e di una globalizzazione economica che riduce l’uomo alla sua capacità di lavorare e di consumare. Per dirlo con una parafrasi scientifica, la persona è “il mattone fondamentale dell’universo”: «l’essere umano già è tale, prima che sia immerso nella dimensione pubblica, la sua unicità esiste prima del suo essere riconosciuta dalla politica» (p. 34). Una politica che non accetti questo presupposto, rischia di ridurre l’uomo a un “concetto storico sociale, costruito culturalmente”. In ultima istanza, rischia di essere una politica che va contro la natura umana: cioè, contro, l’uomo.
Nel tempo dell’idolatria della ragione calcolante, in cui la tecnologia ambisce a rimodellare l’uomo artificialmente, Possenti rimarca che non esiste un solo tipo di razionalità e che la persona è quanto di più grande e sacro l’umanità abbia. Certe volte, per poter dire le cose come stanno, bisogna avere il coraggio di essere inattuali.

(«l’Altrapagina», Città di Castello (PG), marzo 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano