giovedì 16 aprile 2009

G. Cacciatore, P. Colonnello, S. Santasilia, Ermeneutica tra Europa e America latina, ed. Armando, 2008


Ermeneutica e interculturalità: il binomio che dà il titolo al saggio di Giuseppe Cacciatore (curatore insieme a Pio Colonnello e a Stefano Santasilia) è anche quello che ispira l’indagine di questo volume, Ermeneutica tra Europa e America latina, che raccoglie gli Atti del V Convegno internazionale di ermeneutica promosso dall’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e svoltosi a Napoli dal 25 al 27 ottobre 2005, con la partecipazione di studiosi di diverse nazionalità.
La linea-guida del libro – che contiene saggi in spagnolo e in francese, ma per la maggior parte in italiano – è riassunta proprio da Cacciatore in apertura del saggio citato: «Sarebbe, a mio parere, più utile e fors’anche più attraente, capire in che modo e con quale differente incidenza nei luoghi e nei tempi della storia del pensiero, i concetti della filosofia ma anche
le norme e i valori etici abbiano mantenuto e mantengano la capacità di misurarsi con una realtà sempre in rapida fase di mutazione e complicazione» (p. 49). Questa frase sintetizza al contempo una presa di posizione e una convinzione: la posizione – implicita nel saggio – per la quale la filosofia è ermeneutica della realtà (e quindi non, ad esempio, analisi del linguaggio o di un ambito ristretto, tipo la “filosofia della scienza”), e la convinzione che una tale ermeneutica del reale si dia oggi, nel nostro mondo globalizzato, interconnesso e plurale, soltanto nell’incontro tra esperienze e linguaggi differenti.
Ecco che l’incontro diviene la cifra della riflessione filosofica: dal problema della caratterizzazione della filosofia hispanica, affrontato da Santasilia in rapporto al pensiero del filosofo catalano Eduardo Nicol, alla “croce della traduzione”, di cui Domenico Jervolino, docente di filosofia del linguaggio, offre un suggestivo saggio che attinge al mito biblico della torre di Babele come al Leviatano di Thomas Hobbes, al raffronto di Colonnello tra José Gaos, pensatore naturalizzato messicano, e il tedesco Martin Heidegger, sul tema della “cura”.
Si tratta insomma di un tentativo di «dis-occultamento dell’altro» (p. 11), che – in quanto costitutivamente indirizzato alla pace propria dell’incontro – si configura come un compito teoretico che non può non essere, per sua stessa natura, etico al tempo stesso. Perché questo impegno nella ricerca della verità non è un puro (per quanto profondo e ben intenzionato) gioco intellettuale, ma una attività che coinvolge interamente chi la pratica: per dirla con Raimon Panikkar, filosofo catalano esponente di spicco del dialogo interculturale, “non si può essere uomini immorali e ciò nonostante buoni filosofi”. Non esiste nell’uomo separazione fra teoria e prassi: trovare la verità vuol dire diventare più veraci. Filosofare è una vocazione che non tutti possono avere: tale compito richiede una “singolare virtù filosofica” (come sottolinea Santasilia citando Nicol, p. 231).
Filosofare oggi vuol dire pensare a partire dall’attuale stato delle cose: ciò che richiede un’attenzione e una ricognizione costanti, perché nulla è storicamente immutabile, e men che meno questo mondo, che muta anzi a una velocità inusitata, e ci pone spesso a contatto con problemi immediati – facendoci trovare d’un tratto immersi in realtà come l’immigrazione, l’integrazione, la multireligiosità – di fronte ai quali le vecchie categorie si mostrano insufficienti o addirittura inadeguate. Ma la saggezza della filosofia sta in primo luogo nel riconoscimento della propria auto-in-sufficienza: ciò crea lo spazio affinché l’altro possa essere accolto ed ascoltato. Perché accoglienza, ascolto e conoscenza vanno sempre insieme: non si dà conoscenza senza amore. O, per dirla con la sapienza antica degli indiani, per comprendere il proprio nemico è necessario camminare “per tre lune nei suoi sandali”.
Elegante e ben curato, questo libro – per l’efficacia della sintesi, l’abbondanza degli spunti e la capacità di scendere in profondità senza abusare di tecnicismi – si presenta come una guida preziosa non solo al dibattito odierno intorno all’ermeneutica a cavallo tra il continente europeo e quello latino-americano, ma in generale alla filosofia del dialogo e del pluralismo.

(«Filosofia.it» online, ISSN 1722-9782, gennaio 2009)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano