
Luca Ferrari, giornalista, documentarista e fotografo che ha lavorato sia con la carta stampata sia con la televisione, è autore dell’inchiesta che per la prima volta ha raccontato su «Repubblica» la storia e il lavoro di Roberto Mancini, poliziotto morto a causa di un linfoma contratto per aver messo le mani - in senso letterale - nelle discariche tossiche della terra dei fuochi, onde portarne alla luce la realtà concreta. Insieme a lui Nello Trocchia, giornalista e scrittore che collabora anch’egli con giornali e TV e si è distinto per i suoi servizi incentrati sul legame tra il disastro ambientale e la criminalità organizzata, scrive un libro che attinge non solo ai fatti giudiziari e di cronaca, ma anche agli appunti inediti di Mancini e alle testimonianze della moglie, Monika Dobrowolska. Per delineare il ritratto di un uomo - dagli anni del liceo e del collettivo a quelli del “cambio di prospettiva”, con il passaggio alle forze dell’ordine (ma sempre al servizio del popolo, non del potere) - che non amava gli eroi - perché tutti quanti dovrebbero “sporcarsi le mani” incidendo sulla realtà in prima persona, senza star sempre ad aspettare l’icona di turno - ma che, con il suo comportamento determinato, lo è stato. Giuseppe Fiorello, che ha interpretato il personaggio di Mancini nella recente fiction Io non mi arrendo, firma anche la Prefazione.
Luca Ferrari, Nello Trocchia, con Monika Dobrowolska Mancini, Io, morto per dovere, ed. Chiarelettere, 2016.
(«Mangialibri», 7 luglio 2016)
