
Il caso sbagliato è un romanzo datato 1975 (in Italia ha visto la luce solo 33 anni dopo, nella traduzione Einaudi di Luca Conti, che ha tradotto quasi tutte le opere di Crumley), secondo di James Crumley (nel 1969 c’era stato Uno per battere il passo), e primo del ciclo che ha come protagonista Milodragovitch (alter ego di C.W. Sughrue, che abbiamo già incontrato nel trittico L’ultimo vero bacio http://mangialibri.com/libri/l%E2%80%99ultimo-vero-bacio, L’anatra messicana http://mangialibri.com/libri/l%E2%80%99anatra-messicana e Una vera follia http://mangialibri.com/libri/una-vera-follia), anch’egli investigatore privato e dalla parlantina altrettanto discutibile. Scritto 3 ani prima del suo capolavoro, ne mostra già tutta la grinta, tanto nei dialoghi quanto nelle situazioni più ingarbugliate e dinamiche. Ma non c’è solo Milodragovitch - ultimo di una dinastia di banchieri, ormai talmente sul lastrico che, per guardare gli altri dall’alto in basso, “non gli resta che affacciarsi alla finestra” - ad attrarre l’attenzione; la fiammeggiante guest star è Helen, per la quale - non ditelo a mia moglie - è effettivamente impossibile non prendersi una bella cotta: «Una trentacinquenne ben conservata, e non grazie all’esercizio fisico, ma proprio evitandolo». Non si ha idea di quanti guai può portare una donna come quella, finché non ci si mette a cercarne il fratello (che, se è scappato di casa, avrà avuto i suoi motivi) nei peggiori ambienti della città. Da leggere d’un fiato, con le maggiori aspettative.
James Crumley, Il caso sbagliato, ed. Einaudi, 2008.
(«Mangialibri», 6 luglio 2016)
