Dalla denuncia del disastro umano recato dal capitalismo globale, alle esigenze irrinunciabili del volontariato e dell’interculturalità; dalla dialettica speranza-rivoluzione, alla critica delle ideologie (e degli dèi falsi a esse collegati); dai rischi (e dal potenziale) dell’educazione, al ruolo fondante dei genitori: questo e tanto altro nel bel libro di Giuseppe Stoppiglia, Vedo un ramo di mandorlo…, appena edito da Servitium e da Macondo libri.
L’autore, già fondatore e oggi presidente onorario dell’associazione Macondo, raccoglie in questo suo quarto volume molti degli scritti sul periodico associativo «Madrugada» e delle lettere aperte ai soci; testimonianza di una esperienza - come prete, come operaio, come educatore - e di un pensiero che non si arresta alla sola speculazione, né tanto meno alla speculazione solitaria: al contrario, la riflessione di Stoppiglia nasce dall’incontro con gli altri - compresi quegli “ultimi” che lo stile globale imperante mette ai margini - e in primo luogo i tanti “maestri”, da Pippo Morelli a Pietro Barcellona, al quale il libro è dedicato. Scorci di vita che si intersecano a pensieri lucidi anche quando accorati, per uno stile che non rinuncia né alla scorrevolezza, né alla profondità.
Il libro si apre con l’intensa Prefazione di Leonardo Boff - grande teologo della liberazione - che considera questa lettura un’esperienza spirituale, consigliata a chi voglia imparare a farsi più prossimo agli altri; e si chiude con la Postfazione di Mario Tronti, che sottolinea l’unicità e, quasi, l’indispensabilità dello sguardo sul mondo dell’autore. In una bella edizione rilegata a filo con bandelle.
G. Stoppiglia, Vedo un ramo di mandorlo..., ed. servitium, 2015.
(«l'Altrapagina», giugno 2016)
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