giovedì 23 giugno 2016

Finanza omicida. Intervista a L.K. Brass a proposito del thriller I mercanti dell'Apocalisse

L.K. Brass è lo pseudonimo di un autore di thriller che ci tiene a creare suspense e mistero fin dalla copertina. Si dice che sia nato in Svizzera, ma che i suoi studi di ingegneria nucleare e informatica l’abbiano poi portato a lavorare a Parigi e a Chicago. Come consulente per i sistemi informativi finanziari. Sì, quelli che hanno amministrato i database internazionali della crisi economica globale. Il suo I mercanti dell’Apocalisse, appena edito da Giunti, è una storia inventata, ma intrisa della sua esperienza sul campo. Non potevamo resistere alla tentazione di farci rivelare dettagli, risvolti, aneddoti e segreti. E l’abbiamo intervistato.

Cominciamo dall’inizio: I mercanti dell’Apocalisse nasce su Amazon. Come arriva alle edizioni Giunti?
Con un cammino contorto e quasi casuale. Ho spedito il manoscritto inedito due volte, prima e dopo l’editing, non solo a loro, ma a molti altri editori. Nessuno ha risposto. Ho avuto la fortuna di trovare una editor di grande sensibilità ed esperienza – che mi ha insegnato molto e mi ha sempre seguito, curando anche il mio secondo romanzo. Giunti mi ha scoperto proprio per una sua segnalazione. Ho un doppio debito di gratitudine nei suoi confronti: per la qualità dei miei testi e per essere stato pubblicato.
Trader, broker, spread: sembra gergo da fumetti per l’uomo della strada. Il quale però, dal 2007 in poi, ha scoperto che la sua vita ne è condizionata...
Più che condizionata! L’etichetta di “thriller finanziario” è appropriata, ma mi è sempre stata stretta. Se l’assassino colpisce avvelenando l’acqua che irriga delle vigne che producono del vino, il romanzo non diventa un thriller enologico. Oggi la finanza è presente ovunque e influenza tutto il nostro ambiente vitale, non solo i nostri investimenti o i mutui. Anche quando facciamo il pieno di benzina e compriamo del pane ne siamo toccati. La finanza ha negoziato innumerevoli volte petrolio e farina prima che li comprassimo noi. Di conseguenza, le manipolazioni dei mercati ci possono colpire anche dove meno ce l’aspettiamo.
In casi come quello dell’ultima crisi finanziaria, è quasi impossibile non subire il fascino delle sempreverdi “teorie del complotto”. Cosa si può dire al riguardo: c’è davvero qualcuno che manovra nell’ombra per il suo esclusivo tornaconto? Qualcuno che “regga i fili” a danno dell’umanità?
Non sono di certo un “complottista” e rigiro la domanda: perché i programmi della BCE non dovrebbero essere stati attaccati? Nel passato recente c'è chi ha messo in ginocchio la Banca d'Italia e ha costretto la Banca d'Inghilterra a gettare la spugna, attaccando anche a faccia scoperta. In quello recentissimo è successa la stessa cosa ai danni della Banca centrale Svizzera. Quando ci sono possibilità di guadagno per miliardi, uno scenario del genere non è solo plausibile, ma quasi ovvio. L'ingordigia e l'inventiva non hanno limiti. I mercanti sono là, con la loro logica perversa, pronti a cogliere le occasioni al volo quando sentono l'odore del sangue.
I mercanti dell’Apocalisse mette in scena troppi dettagli, e troppo nel dettaglio – per così dire – per non pensare che si tratti di qualcosa di più che di semplice fiction.
La mia esperienza nel settore della finanza mi permette di spiegare dei meccanismi molto complessi. Conoscendoli bene, non è difficile: i principi del loro funzionamento sono semplici. Perché non illuminare un angolo oscuro, dove i miliardi in gioco e i personaggi reali si prestano molto bene a ispirare dei thriller? Forse – lo spero anche – i mercanti non premeranno mai il bottone per il contratto dell’Apocalisse, ma sono convinto che gli altri aspetti delle teorie del professor McGregor siano molto vicini alla nostra realtà economica. La rapida successione di piccoli eventi drammatici che hanno ricopiato il “flash crash” ne è la conferma.
34 giorni nella top 100 dei libri più venduti di Amazon: com’è stata la sua esperienza di auto-pubblicazione? La consiglierebbe a un esordiente?
L’esperienza è stata durissima. Fra pubblicare e vendere – quindi essere letto – c’è di mezzo il mare. Solo il desiderio – fortissimo – di sentire le opinioni dei lettori sul mio primo romanzo mi ha impedito di desistere. Certo che consiglio la stessa via a un esordiente. Come potrei non farlo, visto che farsi notare da un editore tramite i canali tradizionali è una missione quasi impossibile? Amazon, molta autocritica e un/a bravo/a editor sono il mezzo ideale per raggiungere i lettori. Le loro recensioni faranno dimenticare le fatiche e lo sforzo promozionale.
Cosa ci riserva L.K. Brass per il futuro? Un nuovo thriller finanziario? Qualcosa di “apocalittico” come il primo?
Il futuro prossimo è già pronto. Anche se non l’ho mai reclamizzato, il secondo episodio “Fine dell’oblio” è già pubblicato da novembre 2014 e molti lettori l’hanno scoperto da soli. Anche il terzo episodio è già nel cassetto. Come per i fuochi d’artificio, corona la trilogia dei Mercanti dell’Apocalisse con un crescendo finale al cardiopalmo. Ho quasi pronto un quarto thriller, ambientato in uno dei luoghi in cui vivo. La storia è molto diversa: ha radici lontane nel tempo e si dipana ai giorni nostri in modo violento e drammatico nell’arco di un mese. Non potrà avere nessun sequel e i protagonisti non hanno niente in comune con Anna e Daniel.
(«Pagina3», 23 giugno 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano