giovedì 18 febbraio 2016

Marco Alloni, Khaled Fouad Allam, Leggere il Corano nel deserto, ed. Wingsbert House, 2015

Primo errore: pretendere che il Corano sia un testo fondamentalmente diverso da qualunque altro testo letterario: motivo per il quale esso non vada sottoposto a nessuna critica ermeneutica, filologica, ecc. Secondo errore: ritenere che il Corano sia qualcosa di così assoluto da trascendere il tempo: motivo per cui esso non vada assoggettato a nessuna lettura di tipo storicistico. Terzo errore: pensare, nel leggerlo, che sia il Corano a leggere noi, e non noi il Libro: in altri termini, significa pretendere che il Corano contenga e fornisca risposte immediate, univoche e invalicabili su di noi e i nostri problemi (anziché essere noi a utilizzarlo come guida per cercare le giuste domande, ancor prima che le giuste risposte, sulla vita). Quarto errore: credere che i tre errori precedenti siano una prerogativa del Corano e dell’islam, mentre è noto che tutte le religioni ci sono passate; per rimanere in casa nostra, è appena il caso di ricordare che i primi due errori, soltanto cento anni fa, venivano commessi con l’autorizzazione e la sanzione papale nella lotta contro il cosiddetto “modernismo”, e che il terzo errore ha generato tra gli altri il caso Galileo. Leggere il Corano “nel deserto”, fuori dagli incorniciamenti ideologici cui ci siamo assuefatti, può essere un modo nuovo e salutare di approcciare al testo sacro; per ri-pensarlo in maniera attuale, disincrostata, occorre ri-ascoltarlo: e nessun luogo è migliore, per questo esercizio, di quel luogo dove c’è sempre silenzio…
In ogni religione c’è un eterno dissidio tra chi pretende un’interpretazione letterale (e in definitiva impossibile) e chi invece capisce che qualsiasi cosa la divinità abbia detto all’uomo - per chi ci crede, ovviamente - anche nella maniera più perfetta, è pur sempre stato un uomo imperfetto a recepirla e a trascriverla; e noi, imperfetti uomini di oggi, a rileggerla, nel tentativo di comprenderne il senso. Le frange estremiste afferenti all’integralismo esistono in ogni “credo”: il cristianesimo è riuscito (non molto tempo fa) a mettere in minoranza le proprie (ma non a disarmarle completamente: non dimentichiamo che ancora oggi si benedicono armi e missioni militari); mentre tali frange sono maggioranza (o lo sembrano, perché facinorose) in alcuni Paesi di fede islamica. Questo libro, portato a termine dal solo Marco Alloni, a causa della morte prematura di Khaled Fouad Allam nell’agosto dell’anno scorso, è un testo necessario - pur nella sua brevità - in cui Allam riesce a esprimere, con estrema chiarezza e con grande densità, le sue riflessioni, ispirazioni, passioni di musulmano amante del Corano (e dei suoi “fiori”) e della verità. Libro che, partendo da considerazioni sul testo sacro dell’islam, affronta i problemi dell’odierna geopolitica mediorientale, con una soavità così trascinante, e un tale buon senso, da convincerci che il dialogo ha ancora una grande speranza.


Marco Alloni, Khaled Fouad Allam, Leggere il Corano nel deserto, ed. Wingsbert House, 2015.

(«Mangialibri», 18 febbraio 2016)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano