giovedì 4 dicembre 2014

G. Hill, 500 anni di resistenza, ed. Giuda, 2013

Cinquecento anni fa Cristoforo Colombo invade l’America e con la forza ne sottomette le popolazioni, imponendo loro una nuova religione e un nuovo stile di vita: quello degli schiavi. Poi la Storia va avanti e abbiamo il crollo dei grandi imperi indigeni, il collaborazionismo, la decimazione - da una parte e dall’altra - per malattie insolite, insieme ad altre cose che conosciamo e di cui abbiamo sentito parlare tante volte. Ma quello che quasi sempre ci sfugge è il collegamento fra quelle cose ed altre che, ancor oggi, ci appaiono inspiegabili: come mai le carceri statunitensi detengono percentuali anomale di uomini di colore? Come mai il tasso di alcolismo e di suicidio è stranamente alto fra gli indiani delle riserve? Non è che per caso questa cose abbiano a che fare in qualche modo con la “scoperta dell’America”?
Gord Hill ha un doppio merito (che condivide con l’editore) in questa sua ultima opera: quello di mostrare il filo rosso tra la colonizzazione e il destino dei nativi (e dei deportati d’Africa) nell’odierno Occidente americano (in specie quello centro-settentrionale); Wounded Knee, il Fronte Zapatista di Liberazione Nazionale, derivano tutti in certo modo dai fatti avvenuti cinque secoli fa. Il secondo merito è quello di aver spiegato a fumetti, in modo finalmente accessibile sia ai più piccoli sia a quelli che non amano leggere lunghi studi storici o sociologici. Con una Introduzione (posta alla fine del volume) di Ward Churchill, scrittore ed attivista politico per i diritti degli indigeni.


G. Hill, 500 anni di resistenza, ed. Giuda, 2013, pp. 96, euro 12.

(«Mangialibri», 28 novembre 2014; «Pagina3», 4 dicembre 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano