L’organizzazione sociale basata sulla proprietà privata è ingiusta. E nulla può rivelarlo meglio di un fenomeno catastrofico e globale come l’ultima crisi finanziaria. Eppure, di fronte all’enormità del disastro, la schiera dei sostenitori del sistema economico dominante s’infoltisce, invece che estinguersi: curioso movimento che testimonia di quanto esso si nutra più dell’ideologia che lo sostiene che dei propri effetti reali. Uno degli slogan preferiti da questa ideologia è quello secondo il quale “la proprietà privata è la guardiana di ogni altro diritto”. Ma è veramente così? E se mai lo è stato davvero: lo è ancora? Viene piuttosto il sospetto che dietro la proprietà privata si nasconda un potere privante che si arroga (non solo legalmente; ma con la perversa malafede di star facendolo per il bene di tutti) il diritto di decidere chi possiede e chi no, chi sta bene e chi no, chi sopravvive… e chi deve soccombere. Un uomo che non possiede nulla e che, per tirare avanti, è costretto a fare un certo tipo di lavoro accettando un certo tipo di salario, non può veramente dirsi libero. Si può sfruttare l’uomo per il bene dell’economia? Si può essere “proprietari” della natura (come quelle multinazionali che brevettano i DNA delle piante esistenti)? Di chi è guardiana la proprietà privata: della libertà dell’uomo, o del potere dominante?
In vari modi e con diverse enfasi la problematicità (per usare un eufemismo) della proprietà privata è stata trattata spesso in filosofia, da Rousseau a Proudhon (autore del celebre: “La proprietà privata è un furto”) passando, ovviamente, per Marx. È necessario arrivare a demolire l’idea stessa di proprietà privata per criticare efficacemente l’attuale assetto economico e sociale? Non c’è dubbio infatti che esso vada criticato, e in maniera concreta e urgente; ma se il suo stesso presupposto (la proprietà privata) vada abolito senza mezzi termini… resta un aspetto da esaminare con molta cautela, in una trattazione ben più ampia e a 360 gradi di quella proposta in questo saggio dalle dimensioni (non dalle ambizioni) modeste, che pure ha il pregio di assumere una posizione netta e di esporla senza infingimenti né riduzioni. Tema da approfondire in un dibattito pubblico sui mezzi d’informazione di massa.
U. Mattei, Senza proprietà non c’è libertà. Falso!, ed. Laterza, 2014, pp. 84, euro 9.
(«AgoraVox», 2 settembre 2014; «Mangialibri», 13 settembre 2014; «Pagina3», 16 settembre 2014)
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