Giorgio Ballario, giornalista torinese de «La Stampa», avvezzo tanto alla cronaca nera quanto al noir, scrive un romanzo che sa coinvolgere e divertire, trascinando il lettore nelle vicissitudini di un protagonista che di problemi da risolvere ne avrebbe già abbastanza, senza doversi cacciare nei guai, a causa della cronica mancanza di soldi, in un’indagine più grande di lui: dal rapporto problematico e fedifrago con la fidanzata a quello ambiguo e disdicevole con l’avvenente giornalista che lo aiuta nelle indagini (e che avendo venticinque anni in meno potrebbe essere sua figlia, come non fa che ripetere; ma alla fine, poiché non lo è…). Unico punto debole in una narrazione altrimenti ineccepibile è lo sviluppo dell’investigazione sui due ragazzi, di cui poco o niente il lettore sa fino alla fine (anche se il ritmo, complessivamente, non ne risente: Ballario sa scrivere bene, e si vede). Motivo di attenzione è invece l’indice puntato - con dovizia di particolari, ma senza che questo appesantisca il racconto - sulla questione No-Tav e sull’infiltrazione della ’ndrangheta al nord Italia: “Qualcosa che riguarda tutti gli italiani” dice Perazzo. E ha ragione.
G. Ballario, Nero Tav, ed. Cordero, 2014, pp. 154, euro 15.
(«Mangialibri», agosto 2014; «Pagina3», 16 luglio 2014)
