Filippo Pace scrive un noir che ambisce a tenere insieme il passato e il presente (siamo tra il 1958 e il 2006, appunto), regolarmente intervallati dalla cadenza narrativa; ma anche a mettere in scena lo stridore tra l’ardente senso di giustizia avvertito dai personaggi e la cronica disilusione che la vita impone a tutti. Sceglie però di farlo con un linguaggio che è spesso sovraccarico, che affolla l’indagine con la sua presenza ingombrante. Alcune trovate sono interessanti: come la disquisizione sul “sexy-soccer”; o l’immagine del bambino che con le lacrime agli occhi chiede all’amico perché i ladri si accaniscano a rubare proprio i vitelli della sua famiglia, e l’altro gli risponde - con la stoltezza e la crudeltà dei “saggi” di Giobbe - “Perché ne avete tanti”. La copertina è del noto pittore orvietano Umberto Verdirosi.
F. Pace, C’era una volta la rivoluzione, ed. Cultura e dintorni, 2014.
(«Pagina3», 24 agosto 2014; «Mangialibri, 1 settembre 2014)
