venerdì 25 luglio 2014

F. Pace, C’era una volta la rivoluzione, ed. Cultura e dintorni, 2014

Settembre 2006. La Costa Smeralda è scossa dall’omicidio di Paola Moreno, prostituta degli ambienti “bene”. Il commissario Carta sta interrogando Silvia Marino, una sua amica, apparentemente senza successo: veramente non sa niente, o la faccenda è più complessa di quanto sembrerebbe? La donna aspettava qualcuno, è evidente: c’erano due bicchieri e una coppa da champagne, sul tavolo. Ma gli indizi non bastano, se la storia da comporre affonda le radici in un passato bel più remoto, che coinvolge una costa che “smeralda” non era ancora, e forse anche le amicizie e i trascorsi di colui che indaga…
Filippo Pace scrive un noir che ambisce a tenere insieme il passato e il presente (siamo tra il 1958 e il 2006, appunto), regolarmente intervallati dalla cadenza narrativa; ma anche a mettere in scena lo stridore tra l’ardente senso di giustizia avvertito dai personaggi e la cronica disilusione che la vita impone a tutti. Sceglie però di farlo con un linguaggio che è spesso sovraccarico, che affolla l’indagine con la sua presenza ingombrante. Alcune trovate sono interessanti: come la disquisizione sul “sexy-soccer”; o l’immagine del bambino che con le lacrime agli occhi chiede all’amico perché i ladri si accaniscano a rubare proprio i vitelli della sua famiglia, e l’altro gli risponde - con la stoltezza e la crudeltà dei “saggi” di Giobbe - “Perché ne avete tanti”. La copertina è del noto pittore orvietano Umberto Verdirosi.


F. Pace, C’era una volta la rivoluzione, ed. Cultura e dintorni, 2014.

(«Pagina3», 24 agosto 2014; «Mangialibri, 1 settembre 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano