sabato 10 maggio 2014
Ritratti: Mario Lodi
Bando alla retorica commemorativa: Mario Lodi, scomparso lo scorso 2 marzo, è stato un educatore di quelli che lasciano il segno. Grande innovatore, seppe portare in Italia le idee pedagogiche del francese Célestin Freinet, contribuendo a dar vita al Movimento di Cooperazione Educativa (MCE) che ancora oggi porta avanti il “metodo attivo” e la “scuola popolare”.
Cosa fa di lui una “star” della pedagogia italiana? Come spesso accade in questi casi, sono le piccole cose a rendere grande il messaggio. In primo luogo l’idea che l’insegnamento debba essere aperto a tutti, non nelle chiacchiere dei benpensanti o nelle buone intenzioni - pur lodevoli - dei mandati normativi: la scuola va portata nelle periferie, nelle zone rurali, di montagna, dovunque si annidino gruppi di cittadini pronti ad apprendere; è il maestro che va dagli allievi, se necessario. In secondo luogo, l’idea che l’apprendimento debba essere cooperativo, basato cioè sulla collaborazione spontanea tra gli alunni della classe (seppur giovandosi della guida di un insegnante). Non la competizione, dunque, fondata sulla disponibilità dell’informazione teorica, ma la solidarietà nell’esplorazione del nuovo (pungolo della creatività; aspetti di cui si parla nelle due interviste di questa settimana, a Marco Rossi-Doria - il quale, oltre che sottosegretario all’istruzione, ha collaborato con Lodi al MCE - e ad Alberto Pellai, che ha scritto con Mario Lodi e Vera Slepoj un libro a 3 mani sul ruolo della TV nell’educazione).
Sulla televisione in particolare si è concentrata una delle critiche più acuminate di Mario Lodi: quella verso uno schermo che avrebbe potuto potuto portare la cultura a tutto il Paese e che invece ha preferito veicolare nient’altro che il divertimento; e fatalmente, con esso, la pubblicità commerciale.
Con ogni probabilità, è il momento di leggere - o di rileggere - i tanti libri di Mario Lodi. Per scoprire quanto siano attuali, in una società che continua a correre dietro alle mode e al consumo. Cosa che non ci fa onore; ma che almeno potrebbe, si spera, farci riflettere un po’.
(«Il Caffè», 9 maggio 2014)
Modulo di contatto
Etichette
aforismi
Alex Zanotelli
altrui cose
Ambiente
Bambini
Bauman
Bellet
biografia
Brunetta
Bullismo
C'è un sole che si muore
Carlo Sini
Cinema
Claudio Fava
Claudio Fracassi
ControCorrente
Daniele Sensi
Desaparecidos
Diego De Silva
Dio perverso
Dipendenze
disabilità
don Andrea Gallo
don Luigi Merola
don Paolo Farinella
e-book
Economia
Educazione
Ennio Remondino
esercito
Etica d'impresa
eventi
Facebook
Fantascienza
Filosofia
Filosofia della scienza
Foto
Fumetti
Galapagos
Geografia
Giochi
Giulietto Chiesa
Giuseppe Miserotti
Giuseppe Onufrio
Goffredo Fofi
guerra
Guerra e pace
Hegel
Heidegger
i piccoli
Idiosincrasie
Il Partito dell'Amore
il telefonino
Illich
Immigrazione
In che mondo viviamo
Incendi in Russia
Internet
L'azzardo del gioco
L'economia come la vedo io
La Chiesa che non capisco
La guerra è guerra
La piaga del nucleare
La verità cammina con noi
le cose si toccano
Letteratura
lettere
Levinas
Libertà di stampa
Linguaggio e realtà
Luciano Gallino
Luigi Zoja
Mafia
Malainformazione
manuali
Marx
Massimo Cacciari
Massimo Scalia
Massoneria
Matematica
Maurizio Torrealta
Mondo
Morin
Musica
My Last Slating
Noir&Giallo
Novità
Nucleare
Pancho Pardi
Panikkar
Paolo Scampa
Parcheggiatore abusivo
pedagogia
Pietro Barcellona
Pippo Civati
Pirateria somala
poesia
Politica
psicologia
Pubblicità
Racconti e poesie
Religione
Riccardo De Lauretis
Roberto Carboni
Scienza
Scuola
Scusi può ripetere?
Sergio Manghi
Società
sport
Stefano Santasilia
Storia
Teatro
Tecnofollie
Tonino Drago
Vincenzo Pepe
Virtù del pubblico - Vizi del privato
Vito Mancuso
War
Powered by Blogger.