Colpevoli in primo luogo quei governanti che hanno progettato e realizzato colpo dopo colpo lo smantellamento dell’istituzione scolastica, a partire dalla drastica riduzione dei finanziamenti statali; ma colpevoli anche gli insegnanti, rei quanto meno di una scarsa intraprendenza ove non di connivenza.
Studenti nel paese dei balocchi è una lettera aperta scritta con il tono del pamphlet. Con una ben precisa consapevolezza: occorre che il legislatore reimposti il discorso a partire dalle esigenze reali di chi vive nella scuola giorno per giorno (non è strano, si domanda l’autore, che non si riesca in nessun modo ad avere un ministro dell’istruzione… preso dal corpo docente?); al contempo, occorre riscoprire una scuola dall'offerta formativa varia e adatta al talento diversificato degli allievi, dove la selezione sia scrupolosa (forse perfino impietosa) e si abbia il coraggio - almeno qualche volta - di chiudere le proprie porte, oltre che di aprirle.
Drastico ma lucido e magari discutibile ma certamente chiaro, l’autore consegue pienamente lo scopo di offrire spunti di dibattito centrati e ben posti. Con l’auspicio che la scuola pubblica italiana possa risollevarsi a partire dalla presa di consapevolezza di studenti e genitori. Che, alla fin fine, sono sempre quelli che ci rimettono di più.
P. Mazzocchini, Studenti nel paese dei balocchi, ed. Aracne, 2007, pp. 73, euro 7.
(«Pagina3», 17 marzo 2014)
