mercoledì 15 gennaio 2014

F. e N. Valsecchi, Giorni di neve, giorni di sole, ed. Marna, 2009

Buenos Aires, 1935. Alfonso Dell’Orto arriva in Argentina da immigrato, per «forgiare una nuova alba, e costruire un cammino di speranza per sé e per i propri familiari», cammino che in patria gli è stato precluso dalla povertà e dal fascismo. Più di quarant’anni dopo, quel cammino sfocia in un mare d’angoscia: la figlia di Alfonso, Patricia e suo marito Ambrosio, vengono rapiti dal regime militare e di loro non si saprà più nulla. Desaparecidos. Né morti, né vivi; né in carcere, né a casa. Da nessuna parte. Scomparsi. È la tragedia che ha investito un’intera generazione di argentini e che Fabrizio e Nicola Valsecchi ripercorrono nel loro Giorni di neve, giorni di sole (ed. Marna), prendendo spunto dalla storia vera di Alfonso Dell’Orto e della sua famiglia.
I gemelli Valsecchi, che scrivono i loro libri all’unisono, senza ripartizioni di compiti, consegnano una memoria in forma letteraria che ha ambizioni poetiche ed evocative, non priva di qualche suggestione, ma che purtroppo segna il passo nel suo incedere uniforme fatto di frasi brevi (o brevissime) e di punti a capo ad ogni riga, che rendono defatigante e impervia la lettura. Il volume è aperto dalle considerazioni del Premio Nobel Adolfo Perez Esquivel e chiuso dalla Postfazione di Gianni Tognoni, Segretario generale del Tribunale permanente dei Popoli.


F. e N. Valsecchi, Giorni di neve, giorni di sole, ed. Marna, 2009, pp. 127, euro 12. Prefazione di Adolfo Perez Esquivel. Postfazione di Gianni Tognoni.

(«Pagina3», 15 gennaio 2014)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano