Riassunto delle puntate precedenti: le centrali nucleari di tutto il mondo continuano a produrre incidenti su incidenti, che i fautori del nucleare minimizzano da un lato, mentre dall’altro continuano a insistere sul fatto che le vecchie tecnologie vanno abbandonate in favore del nucleare “sicuro”, quello di ultima generazione, talmente sicuro da essere in grado di “prevedere perfino l’imprevedibile” (per dirlo con le parole del Presidente dell’associazione “ecologista” FareAmbiente, Vincenzo Pepe, la cui intervista è leggibile qui).
Ci piacerebbe tanto chiedere a costoro: queste tecnologie sarebbero sicure anche nel caso di impatto con asteroidi? No, lo chiediamo semplicemente perché di quando in quando gli asteroidi cadono sulla Terra, e ogni tanto qualcuno si fa male - com’è successo nel caso della pioggia di meteoriti in Russia, lo scorso febbraio, con oltre 1.000 feriti. Eppure ciò che preoccupa non è tanto il danno subito, quanto quello che avrebbe potuto scatenarsi: la pioggia di meteoriti è caduta a 90 chilonetri da Mayak, la “Los Alamos degli Urali”, che oltre ad essere uno dei territori radioattivamente più contaminati del mondo (a causa dei tantissimi incidenti nucleari di cui è stata teatro, tra cui il tristemente celebre disastro di Kyshtym, secondo per intensità solo a Chernobyl e a Fukushima), ospita a tutt’oggi numerosi impianti funzionanti per il trattamento del plutonio. Per parecchi giorni la Russia ha tremato, e con essa tutto il mondo. Fortunatamente l’abbiamo scampata, ma il punto è che queste eventualità ormai non sono più materia per romanzi di fantascienza. È successo, e potrebbe succedere di nuovo, anche prestissimo. Esperti del settore ammettono che non siamo in grado di prevedere le traiettorie e gli effetti neanche dell’1% degli asteroidi in circolazione intorno a noi. Si può pensare che a Mayak ci siano solo impianti degli anni ’60, ma la domanda rimane: esistono davvero impianti nucleari tanto moderni da essere completamente sicuri rispetto a simili catastrofi?
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(«Il Caffè», 26 aprile 2013)
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