sabato 15 dicembre 2012
Caserta, India
Ad ottobre il primo ministro australiano, Julia Gillard, si reca in India per una visita di tre giorni ad annunciare che il suo governo ha cambiato posizione riguardo alla vendita di uranio (l’Australia possiede da sola il 40% di tutto l’uranio estratto al mondo) all’India: da oggi in poi via libera all’esportazione, nonostante New Delhi non sia firmataria del Trattato di non proliferazione. Che vuoi che sia un po’ d’inchiostro su un pezzo di carta: qui si sta parlando di soldi.
Tuttavia pare che molti, in India, non siano contenti della notizia; anzi, pare che non siano affatto contenti del nucleare indiano in generale. L’8 ottobre c’è stata una grossa manifestazione contro la costruzione della centrale nucleare di Kudankulam, nello stato del Tamil Nadu: i pescatori del villaggio hanno circondato con le loro barche il sito dell’impianto, sotto gli occhi di “appena” 5.000 gendarmi. Certo, sarebbe facile ironizzare, dopo Fukushima, sull’infelice scelta del luogo, colpito dallo tsunami del 2004; almeno quanto lo sarebbe replicare che si tratta dei timori dei soliti disfattisti allarmisti ecologisti. Insomma, lo vogliamo capire o no che qui si sta parlando di soldi? (In particolare, di quelli che la Russia si aspetta per la collaborazione fornita).
Soldi, energia, sviluppo, posti di lavoro: si sa come cominciano queste cose. Il problema è che si sa pure come finiscono e a Caserta lo sappiamo meglio di chiunque altro. Ero un ragazzino quando la centrale nucleare del Garigliano è stata chiusa e da allora non si fa che parlare di “decommissioning” (la dismissione definitiva dell’impianto con tanto di messa in sicurezza delle scorie), senza concludere nulla. È trascorso inutilmente così tanto tempo (mentre noi continuiamo a pagare i costi della Sogin - società creata nel 1999 e deputata alla risoluzione definitiva del problema - nella nostra bolletta elettrica) che la Procura di Santa Maria C.V. ha deciso di aprire un procedimento penale a carico dei responsabili della disattivazione della centrale nucleare del Garigliano: tra le accuse, il fatto che i controlli semestrali previsti non vengono compiuti da molti anni; che il registro degli scarichi liquidi e aeriformi è compilato a matita; che il modo in cu ile scorie sono conservate è clamorosamente inadeguato (ciò che la Gabanelli di Report ci ha già mostrato esaustivamente).
Insomma, il nucleare - un po’ come tutte le imprese industriali - comincia con il luccicare degli impianti nuovi e dei profitti facili e finisce con la devastazione dei luoghi e la miseria di chi ci vive. Agli indiani entusiasti del nucleare si potrebbe forse proporre una visita guidata alla nostra centrale di Sessa Aurunca, magari dopo averli fatti passare sotto un arco con una di quelle iscrizioni che si trovano nei cimiteri, tipo “Io ero come tu sei; tu sarai come io sono”. Ma in definitiva, quando il denaro comincia a luccicare, gli occhi degli uomini si abbagliano sempre, a qualsiasi latitudine. Quando parliamo di soldi, tutto il mondo e paese. Accidenti se lo è.
(«Il Caffè» 14 dicembre 2012)
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