Si può essere cittadini in tanti modi. Ci sono gli spettatori, coloro che lasciano l’iniziativa agli altri, rassegnati a subire la vita pubblica perché “tanto non cambia mai niente” (o, meno ipocritamente, perché l’impegno costa tempo e fatica). Ci sono d’altro canto quelli che partecipano, che prendono parte - o le parti, fino a combattere in prima linea contro la disinformazione, la sciatteria, l’ingiustizia - nelle tante forme che la democrazia mette a disposizione (anche in realtà culturalmente assetate come le nostre).
L’ambizione del volumetto Io cittadino attivo!, relativo alla III edizione del Bando di idee “Valori in corso” organizzato dal Centro Ozanam di Sant’Antimo e dal Centro di Servizi per il Volontariato di Napoli, che ha visto la partecipazione di oltre 250 ragazzi delle scuole santantimesi, è quella di dire agli uni come agli altri che si può fare un passo in più, superando sia l’indifferenza sia la mera partecipazione: il messaggio qui racchiuso è che si può fare di più, perché si può anche essere protagonisti. Si può essere cioè attori di primo piano del grande gioco sociale; non per assecondare futili manie di protagonismo, appunto, ma al contrario per superare attivamente l’individualismo televisivo ed economico dominante, in direzione di un’apertura a ciò che è di tutti, a partire proprio dalle esigenze di coloro che meno possono accedervi (perché travolti dalle mille difficoltà della povertà, della disabilità, della mancata integrazione ecc.).
Dagli elaborati presentati in questo libro - arricchito dall’Introduzione della p.ssa Amalia Caputo, docente della Facoltà di Sociologia dell’Università “Federico II” di Napoli - emerge l’interesse dei giovani e giovanissimi verso i temi attuali (e controversi) dell’interculturalità, della necessità di superare le apparenze (tramite l’attenzione e l’ascolto dell’altro), dell’importanza di estendere a tutti - in un’epoca in cui molti si affannano anacronisticamente a restringere i propri privilegi ai “nostri”, quelli del proprio gruppo, della propria area di influenza militare o monetaria - i diritti della cittadinanza, fino a parlare di “cittadinanza planetaria” e fino a comprendere in questa accoglienza anche l’ambiente e tutti gli esseri viventi. Ragazzi cui non manca, con ogni evidenza, lo slancio emotivo, e che chiedono a noi - tacitamente: forse sta proprio più la più grande diffficoltà per il genitore e l’educatore - gli indirizzi e gli strumenti concreti per agire socialmente, oltre a pensare globalmente. Che ci piaccia o no, che ci crediamo o meno, il nostro contributo non possiamo negarglielo. Questo è compito nostro.
(«Nova Tempora», aprile 2012)
martedì 24 aprile 2012
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