domenica 12 febbraio 2012

War!/3

Questa poi. No, questa la dovete sentire: perché è fantastica; perché, ancora una volta, la leggi e non ci credi. Perché, come si dice a Napoli, “è bella solo lei”. Anche se non è che l’ultima devastante boutade di quel teatrino dell’assurdo cui siamo abituati a dare impropriamente il nome di “politica” (anche quando il governo è tecnico).
Veniamo al fatto: il generale Leonardo Tricarico, ex capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, ha affermato che è sbagliato considerare l’acquisto di cacciabombardieri F35 (131 velivoli per 17 miliardi di euro, di questi tempi) “un lusso o uno sfizio”. Precisando che “la nostra eventuale rinuncia all’acquisto toglierebbe miliardi di lavoro a una settantina di aziende italiane”.


Mentre scriviamo giunge la notizia che in Grecia mancano i farmaci (perché mancano i soldi). Ma non mancano i soldi per le armi

Ascolti la notizia e quasi quasi ti si stringe il cuore. Lì per lì gli dai pure ragione. Poi ci rifletti un attimo e ti ricordi che ogni volta che c’è da difendere qualche illecito i furfanti di turno, indifendibili sul piano giuridico (e giudiziario), mandano avanti le maestranze con le lacrime agli occhi: lo abbiamo visto nel caso dell’Iperion (che va abbattuto e basta), in cui ciclicamente i malcapitati lavoratori (cui va senza discussioni la nostra solidarietà) ci ripetono slogan come “che fine farà il mio mutuo?”. Insomma, a ben pensarci, il generale non ha inventato niente: perché l’idea di toccare le corde del cuore parlando del lavoro, quando si tratta di difendere qualche oscenità (come l’Iperion, certo; ma anche come l’acquisto dei cacciabombardieri - quegli aerei che, mentre volano, sganciano bombe e uccidono tutti quelli che si trovano sotto; avete presente?), è una prassi politica inveterata. Se vogliamo, è la stessa idea della camorra, che difende il proprio operato sostenendo di dar lavoro a tanta gente di cui lo Stato non si preoccupa. Ci metteremo a difendere tutte queste scelte? Ovvero: la mancanza di lavoro è da sola un elemento sufficiente a rendere proponibili e desiderabili certe attività “imprenditoriali”? Ci metteremo a difendere gli spacciatori, i contrabbandieri di sigarette, gli estorsori, quelli che fanno semplicemente “il palo” durante le rapine e, perché no, i parcheggiatori abusivi? (Non mi si ripeta qui che le summenzionate sono attività illegali mentre l’acquisto di armi non lo è; dovrebbe esserlo - l’Italia ripudia la guerra: non lo dico io, ma la nostra Costituzione).
Volete sapere come la penso? Non penso che il generale sia così stupido o gretto da non riuscire ad afferrare queste considerazioni; credo invece che da un militare posto a capo del ministero della difesa non ci si poteva aspettare altro (perché mi sembra evidente un collegamento tra i due: il ministro si era già esposto in prima persona, così adesso serviva la voce “esterna” - come dire, “tecnica al quadrato” - di un ex). Ecco che si accampano scuse su scuse: dapprima si dice che ci sono accordi presi in precedenza, che vanno rispettati; poi qualcuno indaga, e si scopre che - se l’acquisto salta - l’Italia non dovrà pagare nessuna penale. Così, dopo il ministro, spunta il generale-benefattore delle aziende italiane. Vi dico anche come andrà a finire: che alla prima occasione si dirà che i cacciabombardieri servono per combattere il terrorismo internazionale e per difendere la pace nel mondo. Spero di star sbagliandomi e di poter scrivere ancora su queste pagine, scusandomi personalmente con il generale e con il ministro. Il pezzo ce l’ho già pronto. Sarà una bomba.

(«Il Caffè», 10 febbraio 2012)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano