domenica 25 dicembre 2011

La Chiesa che non capisco/2

Mercoledì 7 dicembre 2011 viene arrestato il boss della camorra Michele Zagaria, “Capastorta”, latitante da 16 anni. I dettagli li conoscete già (la nostra è l’era dei dettagli; al punto che - a guardare le cose tanto da vicino - spesso ne perdiamo la visione d’insieme): catturato in un imponente blitz, dentro un bunker situato all’interno di una villa di Casapesenna (CE), dove leggeva i libri del magistrato Cantone e teneva un iPad con tanto di appunti delle estorsioni, ecc. ecc.
C’è chi la prende male: pare che molta gente del luogo sia “dispiaciuta” e chieda ai giornali di evidenziarlo; qualcuno ha paura che “adesso nessuno gli darà più il pane”, mentre qualcun altro urla ai giornalisti e alla polizia “andate a uccidervi” (ANSA). C’è chi ringrazia l’ex capo della squadra mobile di Napoli, Vittorio Pisani, come gli agenti della mobile di Caserta; chi lo ricorda per il coinvolgimento in un'inchiesta su presunti legami con la camorra. Sul versante degli entusiasti, invece, chiunque - ma proprio chiunque - si mette a dire la sua.

Michele Zagaria, boss della camorra, viene catturato dopo una latitanza di 16 anni. E don Vittorio di Casapesenna parla del più e del meno

Dalle nostre parti, il presidente della Provincia, Zinzi, parla di "grande giorno per l'intera provincia di Caserta [...] grande vittoria dello Stato contro l’antistato camorrista”, mentre il sindaco Pio Del Gaudio dice che “è stato dato un contributo alla crescita della democrazia ed al rispetto della legalità”.
Così tutti gli altri: l’on. Nello Formisano dice di aver atteso da tempo “questa notizia che avrebbe riaffermato la prevalenza dello Stato sulla camorra” e l’on. PD Graziano chiama la cattura una "svolta storica per il ripristino della legalità in Campania". Contenti anche l’on. PD Pina Picierno (“è una notizia meravigliosa e un risultato straordinario delle forze dell’ordine e della magistratura”), Gimmi Cangiano, presidente dell’associazione 416bis (“A Gomorra si ritorna finalmente a sperare”), l’on. Americo Porfidia, Noi Sud-Per il partito del Sud-NpS (“La cattura di Michele Zagaria è una sorta di grande regalo natalizio per l’Italia e per la provincia di Caserta in particolare”). Tutti saltano dalla gioia, nessuno si trattiene dal pronunciare il fatidico nome: Zagaria. Non manca proprio nessuno: da Michele Grimaldi dei Giovani Democratici ai senatori PDL Coronella e Giuliano, dal segretario regionale PD Campania, Enzo Amendola al Consigliere regionale Angelo Consoli (UDC) tutti parlano della cattura del boss come di un successo. Così Luciano Schifone, il PD Dario Abbate e il militante anticamorra Renato Natale. Così i Giovani Democratici e la Giovane Italia. Niente eccezioni.
Il giorno dopo, l’8 dicembre 2011, don Vittorio - da 3 anni a Casapesenna - nella sua omelia dell’Immacolata non dice neanche una parola a proposito del fatto. Né il nome, né “boss”, né “camorra”. Come non fosse successo nulla. Come fossimo altrove, e non a pochi metri dal luogo della cattura. ''A questa gente non servono i comizi, serve parlare alle coscienze individuali'', ha spiegato ai giornalisti prima dell'inizio della messa. Chissà cosa volesse dire. Non saremo noi a spingerci in un’interpretazione di un pensiero che lui per primo ha preferito lasciare nell’ombra. Era solo così, per dire che se l’intento era quello di farsi capire, gli andrà meglio, chissà, la prossima volta. Solo per dirlo. Succede a Caserta, Italia.

(«Il Caffè», 23 dicembre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano