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Abbiamo dunque davanti l’opera di uno dei matematici più
autorevoli dell’epoca. Ma non si tratta affatto di un trattato accademico, intriso di simboli e catene deduttive, bensì di una raccolta di giochi (nel Medioevo la didattica ne faceva ampio uso) finalizzata a insegnare la matematica a quelli che - soprattutto nel commercio - avevano bisogno di far di conto con dimestichezza e precisione, stando in guardia da quelli sempre pronti a “gabbarli”.
Alcuni giochi riportati fanno oggi parte del repertorio di certi prestigiatori (come ad esempio il seguente: «Una persona sceglie una carta fra 16; indovina quale»), altri sfruttano l’aritmetica per risalire a informazioni di partenza camuffandone il meccanismo («Indovinare i numeri usciti nel lancio di due dadi»), altri ancora hanno un’ambientazione e un’utilità dichiaratamente commerciali («Un tale ha novanta misure di grano e le vuole trasportare a 30 giornate di distanza. Trova un carrettiere disposto a portarne 30 alla volta, che però vuole una misura per il cavallo ogni sera; come farà a trasportare il grano in modo che il cavallo non lo mangi tutto, e quanto ne resterà alla fine del viaggio?»).
Un libro molto curato dal punto di vista filologico e molto ben commentato (in chiarezza e in ampiezza) da quello matematico. Con un’abbondante Appendice (Cronologia della vita e delle opere di Luca Pacioli; Descrizione del codice Vaticano Latino 3129; Prospetto dei giochi del manoscritto; Glossario).
«Un tale ha 3 dipendenti, dà a uno di loro 50 perle, a un altro 30 perle e a un altro 10 perle, e li manda a una fiera dicendo loro: “andate, vendete le perle meglio che potete e tutti allo stesso prezzo, e fate in modo da guadagnare tutti la stessa quantità di ducati”». Credete che questo problema non abbia soluzioni? Con ogni probabilità, fra’ Luca ha appena cominciato a sbalordirvi.
(«Flanerì», 1 ottobre 2011)
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