mercoledì 28 settembre 2011

G. Limone (a cura di), L’Etica dell’Equità, L’Equità dell’Etica, ed. FrancoAngeli, 2010

di Leonardo Caffo

Certezza ed Equità. Quasi fosse una grande corda immaginaria, teso fra queste due coordinate della morale, il Diritto si caratterizza come un complesso insieme di regole e regolamenti. Continuando a fantasticare per metafora, è indubbio che se la certezza è il corpo fisico che costituisce la corda, l’equità è la proprietà che conferisce elasticità e tessitura al nostro oggetto immaginario. Un controllo riguardante le capacità della corda, nel continuare a tendersi verso obiettivi fondamentali per la giustizia umana, è stato recentemente effettuato da Giuseppe Limone che, chiamando a raccolta decine di studiosi, ha riunito tutte le testimonianze in un corposo volume integrato tra i quaderni di Scienze Giuridiche della Seconda Università degli studi di Napoli. Impossibile elencare tutti i temi affrontati, ma certamente un occhio di riguardo va nei confronti di alcune grandi questioni per cui spicca l’analisi, mai scontata, inaugurata dagli studiosi. Penso a Paolo Calabrò, che dedica il suo saggio a Raimon Panikkar e alla questione del dire e del fare, a Tahar Ben Guiza che affronta il metodo umano per descrivere l’umanità stessa,
tautologia abissale dell’antropologia, o a Mauro Foglia che analizza in maniera entusiasmante limiti e meriti della Democrazia che spesso diamo, quasi fosse ovvio, come unico modo possibile di vivere una vita sociale degna d’essere vissuta ….
Raccolti per temi, in otto parti complessive, i saggi che costituiscono questo volume sono tutti d’alto livello dal punto di vista della ricerca filosofica ma si caratterizzano, come Giano bifronte, anche per essere un'accessibile lettura divulgativa per i profani. In questi tempi più che mai, specie in Italia, riflettere sulla giustizia come “uguale per tutti” sembra necessario per comprendere anche analisi “metagiuridiche”. Non è più scontato infatti, chiedersi se esista una legge che imponga il rispetto per tutte le leggi. La tesi, sostenuta a più voci e che attraversa tutto il volume, è quella secondo cui non tanto i singoli codici, o gli schematismi individuali, siano garanti del rispetto istituzionale, quanto piuttosto il concetto di “persona” che, dalla sua matrice cristiana fino ad un’interpretazione laica, sembra radicalizzare una forma primordiale di equità e certezza nello sguardo che osserva l’umano, l’altro umano, senza volerlo dominare ma semplicemente rispettandolo in un più ampio orizzonte di reciproca convivenza. Questa corda, quella che immaginiamo tenga unite le sfere morali che sottendono l’etica, merita di essere osservata e sistemata di continuo. Un ottimo tentativo, tra ethos e religione, tra Fichte e Cassirer e tra Aldo Moro e Caterina II è rappresentato da questo volume. Non solo velleità accademica nel pubblicare, ma autentica passione per la ricerca che sottende la giustizia dell’uomo: un’osservazione critica della moralità dell’etica che riporti, almeno attraverso il pensiero, l’umanità in un sentiero di rettitudine e virtù.

(«Mangialibri», 27 settembre 2011)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano