L’amore fonte originaria dell’universo. Un dialogo su scienza della natura e religione (di R. Panikkar e H.-P. Dürr, ed. La Parola, 2011, pp. 220, euro 18) è un libro che mancava. Non temo di esagerare nel dirlo, perché nonostante Panikkar sia autore di oltre 50 libri, ne ha dedicato uno solo alla filosofia della scienza; che, di conseguenza è la parte del suo pensiero meno esplorata.
E questa è una lacuna. Perché la sua filosofia si è formata al banco di prova della scienza (Panikkar ha svolto ricerca scientifica per 7 anni al fianco del premio Nobel Hideki Yukawa) e perché il suo confronto con la scienza è
continuo e trasversale alla sua riflessione. Ecco perché questo libro è ben-venuto: qui Panikkar affronta i temi delle scienze della natura in maniera diretta e lo fa confrontandosi vis-à-vis con Hans-Peter Dürr, fisico quantistico noto in ambito internazionale, allievo di Werner Heisenberg e pluriennale direttore dell’Istituto Max Planck (nonché vincitore del Premio Nobel Alternativo).
Un libro in cui si va dall’origine dell’universo alla struttura della materia, dalla mistica all’esperienza del male, dando un rilievo particolare alle possibilità di un’intesa fra la fisica moderna e la metafisica cosmoteandrica (intesa che Panikkar ha chiamato “teofisica”, nozione che purtroppo non è mai riuscito a sviluppare in maniera adeguata all’importanza dell’intento); tramite il quale scopriamo con piacevole sorpresa una fisica per la quale, tra l’altro, “tutto è uno e indivisibile” e la materia è “viva” e “libera”. Un libro che si legge con gusto (anche oltre le difficoltà di certi passaggi che lasciano intravedere qualche inciampo nella traduzione: la quale tuttavia ha dovuto confrontarsi con un testo intrinsecamente ostico, nel quale Panikkar ripete più volte di star parlando di cose “difficili da comprendere”, alle quali “i concetti non arrivano”). Un libro che - tra le pieghe della scienza e della filosofia - ci parla della crisi del nostro tempo. Da leggere.
(«l'Altrapagina», aprile 2011)
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