martedì 5 ottobre 2010
A. Gnoli-F. Volpi, I filosofi e la vita, ed. Bompiani, 2010
I filosofi e la vita (Bompiani, 2010) è un gran bel libro di Antonio Gnoli e Franco Volpi (scomparso lo scorso anno in un incidente stradale, all’età di soli 52 anni). Per oltre 10 anni i due autori - Gnoli, giornalista; Volpi, docente universitario; entrambi appassionati di filosofia - hanno viaggiato per la la Germania in cerca di incontri con pensatori illustri del secolo scorso.
Il libro (racconto, sintesi ed esposizione di queste interviste) ci pone a colloquio con Hans-Georg Gadamer, allievo di Heidegger negli anni di Friburgo e fondatore dell’ermeneutica, morto nel 2002 all’età di 102 anni; con Ernst Junger, l’intellettuale aristocratico che osò rifiutare la sua adesione al nazismo per ben due volte
(senza che ciò comportasse alcuna ritorsione, tanta era la stimata che Hitler nutriva per lui), autore del celeberrimo Il Lavoratore, scomparso nel 1998 all’età di 103 anni; con Armin Mohler, autore del classico della filosofia politica La rivoluzione conservatrice; con Albert Hofmann, padre dell’LSD.
Una lettura per compiere un salto all’indietro e cogliere splendori e miserie del XX secolo. Per conoscere i retroscena del processo a Carl Schmitt, insigne giurista accusato a Norimberga di sostegno al nazismo, e della sua sapiente difesa (probabilmente superflua, a quanto raccontano gli autori, se è vero che l’accusa non puntava a condannarlo, ma solo ad ottenere da lui la maggior quantità possibile di informazioni); per entrare nel turbine delle “relazioni pericolose” di Martin Heidegger (l’amore fedifrago con Hannah Arendt; la rottura con Husserl e Jaspers; il rapporto travagliato con la moglie Elfride e l’arrivo del figliastro Hermann - qui intervistato); per guardare da un’altra angolazione un’epoca - il 1900, appunto - tanto diversa ma tanto affine alla nostra, che di fronte all’abominio di una scienza asservita alle esigenze di efficienza dei campi di concentramento, non ha saputo rispondere alla domanda: “poiché non c’è conoscenza senza rischio… la ricerca della conoscenza può accettare lo sterminio di milioni di esseri umani?”.
Ma è anche una lettura per assaporare particolari gustosi e illuminanti: Heidegger che ama parlare con i contadini e passa lunghe ore con loro, traendone ispirazione per la sua filosofia; Schmitt, fine oratore che riesce ad aver ragione in un dibattito anche quando è chiaro a tutti che ha torto (eppure nessuno riesce a confutarlo); il commento tagliente di Leo Strauss il quale - a proposito dell’incapacità dei filosofi di tradurre in prassi le loro teorie - dichiara: “il guaio è che al mondo l’unico grande pensatore rimasto è Martin Heidegger”, con esplicito riferimento all’adesione di questi al nazismo. E per leggere saggi sulla filosofia della pittura, sulla distopia di Bordewijk e Kubin, sulla crisi delle scienze, sulla psicanalisi.
Sono pochi i libri di cui si amerebbe ricordare ogni dettaglio, comprendere ogni sfumatura, cogliere ogni connessione. I filosofi e la vita è uno di quei libri.
(«il Recensore.com», 4 ottobre 2010)
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