martedì 10 agosto 2010

Nucleare: questione di opinioni

In Italia, il ritorno all’energia nucleare è una questione di opinioni: di quelle che non contano nulla (cioè l’opinione del popolo, che già nel 1987 ha votato contro e che anche adesso il nucleare non lo vuole) e di quelle che invece contano, eccome: quella ad esempio del governo, che - con il cosiddetto decreto “sblocca reti” del 24 giugno, appena convertito in legge - riporta ufficialmente in Italia la produzione di energia nuclare.
Poi ci sono le opinioni che dovrebbero contare qualcosa, anzi parecchio, e che vengono ignorate. Come quella del CNEL, il Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, (sigla), secondo il quale
per i prossimi vent’anni non c’è una domanda elettrica aggiuntiva che giustifichi la costruzione di nuove grandi centrali nucleari in Italia.
Quindi, il Consiglio afferma che del nucleare non abbiamo bisogno. C’è di più: secondo uno studio realizzato per conto del CNEL dalla Fondazione Sviluppo Sostenibile, il futuro dell’energia e dell’esportazione italiana è proprio quello delle fonti rinnovabili, settore che potrebbe offrire entro il 2020 100.000 posti di lavoro, e che potrebbe venir pericolosamente rallentato proprio dall’accelerazione sul nucleare. Insomma, il settore veramente trainante dell’energia italiana è quello delle rinnovabili, destinato a un futuro di crescita e di successo, che potrebbe permettere in più all’Italia di rispettare gli impegni assunti in sede europea (cioè il raggiungimento della soglia del 50% di energia prodotta tramite fonti pulite entro il 2030): questo valga anche come risposta a tutti coloro che agitano lo spauracchio delle pressioni dell’Europa, che spingerebbero l’Italia in direzione del nucleare. Non c’è niente di vero: la verità è che le rinnovabili sono la fonte di energia che può portarci al rispetto degli accordi europei. Si guardi il lampante caso della Germania, che punta al 100% delle rinnovabili entro il 2050: e noi non potremmo raggiungerne il 50% entro il 2030? Forse che la Germania è più soleggiata del Bel Paese? Ma lasciamo stare la mia opinione personale. E lasciamo per un attimo da parte anche l’opinione degli oltre 2 milioni di italiani che hanno firmato a favore del referendum antinucleare promosso dall’IdV. Diamo un’occhiata all’opinione in materia di nucleare dei due premi Nobel Carlo Rubbia e Jeremy Rifkin; così Rubbia:
Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali sono come una rondine in primavera e non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? E che gli stessi francesi stanno rivedendo i loro programmi sulla tecnologia delle centrali Epr, tanto che si preferisce ristrutturare i reattori vecchi piuttosto che costruirne di nuovi? Se non c’è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano.
E Rifkin:
Il problema col nucleare è che si tratta di un’energia con basse probabilità di incidente, ma ad alto rischio. Ovvero: non succede quasi mai niente di brutto, ma se qualcosa va storto può essere una catastrofe. Come Chernobyl.
Cosa vuole fare il governo italiano circa il nucleare? Ascoltare almeno queste opinioni, o continuare a credere che solo la propria sia giusta? Vuole provare ad ascoltare almeno l’opinione degli italiani, che in Italia ci vivono, oltre a quella del presidente francese Sarkozy? Non v’è dubbio che esclamare “me ne frego!” abbia un suo fascino. Ma è cosa d’altri tempi: tanto che oggi nessuno può più permettersi di dirlo a viso aperto, e deve limitarsi a pensarlo (e che siano in tanti a pensarla così, lo rivelano i fatti). Ciò che indigna non è tanto questa vigliaccheria, cui in fondo siamo abituati. Ciò che indigna è il fatto che, ancora una volta, saremo noi a pagarne le conseguenze. Mentre loro continuano a ripetere che è “per il nostro bene”.

(«AgoraVox», 10 agosto 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano