In nome di chi agisce il governo italiano? E nell’interesse di chi? Guardate, la cosa è facile facile. 3 italiani su 4 non vogliono il nucleare nella propria provincia (lo rivela l’ultima indagine effettuata dall’Istituto Format per conto di Somedia).
“Sono disinformati”, si dirà, “è solo gente che non sa che il nucleare è sicuro”. Eppure non sembra che dal mondo giungano tutte queste notizie rassicuranti sulla costruzione degli impianti, sul funzionamento a regime, sui rischi per la salute, sull’inquinamento ambientale e sullo stoccaggio delle scorie.
Si dirà: “non è che la gente non lo voglia, è solo che non lo vuole ‘nel suo cortile’. Tutti lo vorrebbero, purché fosse da qualche altra parte”. Ma pare che le cose non stiano così: se uno dei ritornelli su cui si basa la più ingenua propaganda pronucleare è proprio “visto che ce l’hanno in Francia e che un incidente lì coinvolgerebbe comunque anche noi, tanto vale produrla qui”, vuol dire che ‘non nel mio cortile’ (‘Not In My BackYard’ - NIMBY) dovrebbe essere almeno fuori dall’Europa. Certamente non nella provincia italiana accanto alla propria.
Sembra insomma che la posizione degli italiani sull’energia atomica non sia affatto cambiata dal 1987, anno del referendum contro il nucleare. La sovranità popolare su questo tema dovrebbe contare decisivamente, mentre è non solo tenuta ai margini, ma si agisce apertamente e platealmente contro di essa: si firmano accordi italo-francesi per lo sviluppo della tecnologia nucleare, si parla di “siti papabili” per la costruzione degli impianti (dando per scontato che si faranno indipendentemente da qualunque volontà popolare), si comunicano le idee progettuali, con tanto di tempi (4, 5, 8 centrali entro il 2019), si fonda l’Agenzia per la “sicurezza nucleare” (espressione che è di per sé un ossimoro) e si propone di mettervi a capo Veronesi (il quale non ha però risposto alle nostre domande).
La volontà del popolo italiano non è tenuta in alcuna considerazione da questo governo. È un dato di fatto: in Italia si invoca la sovranità popolare solo quando serve ad avallare delle elezioni illegittime. In nome di chi agisce dunque il governo italiano? E nell’interesse di chi? Compitino per l’estate: rispondere a queste due domande, facili facili.
(«AgoraVox», 29 luglio 2010)