venerdì 30 luglio 2010

La catarsi vulcanica. Intervista a Radames Colella


Radames Colella, classe 1939, è un virologo di origini irpine in forza presso l'Ospedale Ascalesi di Napoli. La sua idea - brevettata nel 1991 - di sversare i rifiuti nei vulcani attivi al fine di risolvere l'annoso problema dello stoccaggio/incenerimento/interramento degli stessi, ha fatto in questi anni il giro del mondo, destando l'interesse di studiosi americani, giapponesi ed europei, e suscitando il dibattito su riviste scientifiche del calibro di «Science», «Nature» e «The Lancet». Idea esposta nel volume La catarsi vulcanica (ed. Il Calamaio, 2010, già apparso nel 1992 per le edizioni Beta). Ne abbiamo parlato con l'autore.

La Sua idea è quella di raccogliere i rifiuti all'interno di grandi fusti sigillati da immergere nei laghi di lava dei vulcani attivi. Sembrerebbe troppo bello per essere vero.
Il disinquinamento tramite i vulcani attivi, si, è “BELLO”, come Lei dice perché è “VERO”. Immersi in un lago di magma i rifiuti di qualsiasi categoria e di qualsiasi quantità, istantaneamente vengono DISGREGATI a livello molecolare e vengono a far parte del naturale magma terrestre: è un ritorno della materia alle sue origini per effetto dell’alta temperatura –1100 gradi solo in superficie- e per la densità del magma che è quasi uguale a quella dell’acqua! È bello si, perché è vero.
Nel 2000 un team di ricercatori giapponesi si è recato a Stromboli per sperimentare sul campo la validità della Sua ipotesi. Con quali esiti? Quali sviluppi ne sono seguiti?
I cinque vulcanologi giapponesi dell’Università di Tokyo hanno riferito “dopo cinque giorni di allestimento di un piccolo laboratorio in tende da campo e due di sperimentazione ed elaborazione dei dati possiamo sostenere che i vulcani possono smaltire i rifiuti, di cui non resta niente e, cosa più importante, non si rileva alcuna nube scatenatasi dal loro impatto con il magma. Riteniamo che la strada per liberare il mondo dall’inquinamento tramite i vulcani possa essere percorribile”.
Al contatto con il magma (1.000°C in superficie, oltre 2.500°C al fondo) i rifiuti si disciolgono istantaneamente, apparentemente senza generare emissioni. Non c'è il rischio che un flusso di grandi quantità di rifiuti possa provocare una alterazione dell'attività vulcanica?
Un vulcano effusivo per l’immersione nel suo magma anche di tonnellate e tonnellate di rifiuti non diventa mai esplosivo. Le stesse sostanze radioattive possono essere immerse nel maga: esse sono già naturalmente presenti! La radioattività non aumenta! È come versare un cucchiaino di zucchero nel Golfo di Napoli: il grado di dolcezza delle sue acque non aumenta!
Una volta affrontati - tramite opportune verifiche sperimentali - i problemi relativi al rischio di emissioni, esplosioni o eruzioni, resta il problema organizzativo: il trasporto quotidiano delle ingenti quantità di rifiuti da un capo all'altro della Terra (ma anche semplicemente: da Aosta al Vesuvio).
Già nel mio opuscolo de “La Catarsi Vulcanica” del 1992 sostenni che la realizzazione della mia idea dell’utilizzo del magma come fonte di smaltimento dei rifiuti passa necessariamente attraverso quattro fasi: 1) informativo- divulgativa 2) scientifico-sperimentale 3) tecnica 4) politico-organizzativa. Per il trasporto ai vulcani indicai cinque modalità di immersione: 1) sganciamento da aerei di qualsiasi tipo 2) scarico da fortezze volanti capaci di trasportare tonnellate di rifiuti 3) lancio da cannoni posizionati ai piedi dei vulcani in seguito al loro trasporto tramite navi, treni, aerei, od in modo automatico, direttamente dal posto di produzione 4) lancio di bidoni-missili anche a grande distanza. I missili diventano così “gli spazzini della terra” perdendo il loro originale carattere di “assassini dei viventi” 5) lancio di bidoni-siluri da torpediniere, sommergibili, all’interno di vulcani sommersi. Voglio ricordare anche la modalità presentatami dalla Dottoressa Helga Burkhadrt, tedesca che vive negli U.S.A. in una sua lettera a me inviata il 23 agosto 2009: “Per il trasporto dei rifiuti la miglior cosa sarebbe che i paesi ricchi costruissero navi ed aerei che possano raccogliere in un “Centro Mondiale Rifiuti” e portarli poi ai vulcani”.

(«il Recensore.com», 30 luglio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano