lunedì 28 giugno 2010

La piaga del nucleare/5


È diventata prassi la tattica politica di promettere che qualcosa (che la gente teme o disprezza) non verrà fatto dal governo e poi... zac! poche ore, giorni o settimane dopo fare esattamente il contrario di quanto promesso. Un esempio per tutti: Berlusconi promette che non metterà le mani nelle tasche degli italiani; dopo tre giorni, Tremonti annuncia la sua manovra finanziaria miliardaria. Similmente, quando è possibile, si promette di non prendere un certo provvedimento, che semplicemente viene rinviato (a quando il problema non sarà più sotto i riflettori dei media; del resto noi italiani, gente dalla memoria corta, facciamo presto a dimenticarci delle cose).

Alla centrale del Garigliano si costruisce un deposito di 1.200 metri cubi.
Ma le scorie ne occupano più di 2.600

Quindi, quando sento il Presidente della Provincia di Caserta, Zinzi, dichiarare che "la conformazione idrogeomorfologica e l'estensione del sito del Garigliano non rendono possibile né l'installazione di un nuovo impianto nucleare, né la collocazione del deposito nazionale" («Fresco di stampa», giugno 2010, p. 16) mi preoccupo, perché vuol dire che ha in mente di farne almeno una delle due. Su questo punto spero di sbagliarmi e sono pronto a fare le mie pubbliche scuse (che nel caso renderò, e con piacere, alla fine del mandato di Zinzi).
Parallelamente, dalla SOGIN (Società di Gestione degli Impianti Nucleari), fanno sapere che il piano aziendale relativo alla centrale del Garigliano prevede lo smantellamento definitivo dell'impianto e il confinamento in sicurezza delle scorie entro il 2019 (saremmo i primi al mondo: ad oggi nessun Paese, né ad est né ad ovest, conserva le proprie scorie in sicurezza, neanche in minima parte). Il commissario di governo della SOGIN, Francesco Mazzuca, ha anzi aggiunto che il Garigliano potrebbe diventare un centro di ricerca e null'altro; che è al momento in costruzione un deposito per le attuali scorie di 1.200 metri cubi (le scorie esistenti ne occuperebbero 2.600), in attesa dello stoccaggio definitivo presso il deposito nazionale. Ha concluso affermando che l'impatto radioattivo della centrale è trascurabile.
Sarà una mia deformazione, ma proprio non riesco a star tranquillo. In attesa di ricredermi, vorrei rivolgere al Presidente Zinzi e al Commissario Mazzuca alcune domande; così magari la smetto di essere così diffidente. Eccole qua:
1. Che tipo di deposito è quello temporaneo attualmente in costruzione? È "in sicurezza", ancorché provvisorio?
2. Poiché il deposito è in costruzione... attualmente le scorie dove stanno: sul pavimento? All'aperto? Sottoterra?
3. La capacità del deposito è di 1.200 mc. E gli altri 1.400 dove verranno posti?
4. È possibile conoscere più in dettaglio la procedura di confinamento definitivo in sicurezza entro il 2019? Esiste un cronoprogramma al riguardo?
5. Nella zona del Garigliano la percentuale di tumori e leucemie è superiore di 6 volte a quella nazionale. È un dato "trascurabile"?
Il finale di questa saga, cari lettori e concittadini, non ve lo rivelo, anche se temo di conoscerlo. Vi dico solo qual è il finale cui non vorrei mai assistere: il Garigliano viene dichiarato zona militare (per cui non sarà neanche più possibile indagare e diffondere notizie), diventerà una nuova centrale nucleare con annesso deposito di scorie non in sicurezza, i tumori continueranno ad aumentare. Mazzuca e Zinzi daranno la colpa al governo nazionale; il governo dirà che l'ha fatto malvolentieri ma che era necessario. E noi torneremo a votare, pensando: "loro sì che sanno come creare nuovi posti di lavoro".

(«Il Caffè», 25 giugno 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano