martedì 18 maggio 2010

Maurizio Capone e i Bum Bum Trakk


Sabato 10 aprile, ore 21. Più di trecento persone nell'auditorium della scuola "Nicola Romeo" di Sant'Antimo per il concerto di Maurizio Capone e i BungtBangt. Lo spettacolo, patrocinato dall'amministrazione comunale nelle persone del sindaco Francesco Piemonte e dell'assessore alla cultura Maria Di Donato e organizzato dal responsabile della cultura, Gabriele Capone, con la collaborazione del dirigente scolastico Raffaele Del Prete e del suo staff, è stato un momento di gioia, di unione e perfino di crescita per la comunità santantimese.
Perché, a ben vedere, è stato più di un concerto, più di uno spettacolo. Un po' per la riflessione intrinseca ai BungtBangt, che suonano con strumenti costruiti da loro con materiali solitamente considerati di scarto: un pezzo di parquet, una vaschetta di gelato, una scopa munita di elastico da sarta, che suona come una chitarra elettrica distorta ("la scopa di Jimi Hendrix": così Capone la presenta dal palco); un po' per i continui messaggi lanciati dalla band tramite il testo delle canzoni e i frequenti interventi a braccio del frontman; un po' anche per il coinvolgimento che la musica ha scatenato nella platea, provocando la partecipazione e l'entusiasmo di persone d'ogni età.
La serata si è aperta con i Bum Bum Trakk, gruppo di giovanissimi di Sant'Antimo che suonano con Maurizio Capone durante tutto l'anno. Capone parla molto dei ragazzi, vede in loro non solo la speranza generica di un futuro migliore, ma anche la fertilità data dalla capacità di appassionarsi. Ecco che la musica si presenta come passione, come strumento per un'educazione che sia voglia di vivere e di vivere bene, che desideri la vita intesa come promozione umana a tutti i livelli e non come mera compulsione a consumare beni. La rivoluzione pacifica dei BungtBangt non consiste, val la pena chiarirlo, in un rifiuto dell'industria e del cosiddetto progresso, ma nella presentazione di una possibiltà di essere liberi e felici anche con poco, di appassionarsi alla musica a partire da quello che si ha, in particolare da ciò che in genere si considera spazzatura (e facendo piazza pulita, allo stesso tempo, di tanta musica-spazzatura, condiscendente e stereotipata). Il sogno di Capone e del suo gruppo, cantato in apertura dell'ultimo disco, Dura lex, è un sogno di libertà, di creatività, di vitalità. Cantano "l'Africa nel DNA", contro la volgare stupidità del razzismo, e hanno il sound del progressive inglese e dei Sonic Youth di Goo. La loro musica lascia entusiasti, pensierosi e anche frastornati, come dopo aver ricevuto una gragnuola di colpi. O, come diciamo dalle nostre parti: bungtbangt.

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano