mercoledì 21 aprile 2010

Il Partito dell'amore/1

Thailandia, che indecenza. L'ex presidente, Thaksin Shinawatra, 60 anni, ha avuto una carriera economica e politica a dir poco discutibile.
Ha costruito negli anni un impero finanziario di enormi dimensioni, basato soprattutto sulle telecomunicazioni: già a capo della Shin Corporation, società che controlla tra le altre la più grande compagnia di telefonia mobile thailandese, è stato l'uomo più ricco in Thailandia. Non poteva mancargli quindi una grande squadra di calcio: così, nel giugno 2007, la società UK Sport Investments, da lui controllata, ha rilevato la società calcistica britannica
del Manchester City F.C.

L'ex premier thailandese vive attualmente in esilio volontario. In patria grava su di lui una condanna a due anni per violazione della norma sul conflitto di interessi

Ma il suo vero obiettivo è la politica: nel 1998 fonda un partito politico, il "Thai Rak Thai" ("I thai amano i thai"), che vince le elezioni nel 2001 grazie al supporto mediatico delle sue stesse aziende. Le sue reti televisive rimandano di lui un'immagine falsata, da interprete di un modo nuovo di fare politica, estraneo alla tradizionale ipocrisia del predicare bene e razzolare male, lontano dai potentati economici consolidati e sensibile alle esigenze dei più poveri. Tra riforme populistiche - come quella dell'abbassamento dei costi dell'assistenza sanitaria - e la creazione ad arte di un'immagine propagandistica di grande effetto, ha saputo creare un'atmosfera di ampio consenso che gli ha permesso di rimanere alla guida del governo per ben cinque anni. Durante i quali, tuttavia, la società thailandese si è polarizzata come mai prima, tra i suoi sostenitori (ma meglio li si definirebbe seguaci, a giudicare da come lo adorano) e i suoi detrattori, inviperiti dalla ostentazione di falsità. Insomma, un caso lampante di ciò che si può fare grazie al quarto (e soprattutto al quinto) potere.
Ma, ovviamente, al di là della demagogia, di ciò che proclama a gran voce e riesce a far credere, è tutt'altro che un amico del popolo. Tutt'altro che un politico alieno dal perseguimento di interessi personali. E, come sempre accade in questi casi, tutt'altro che un uomo rispettoso delle leggi. Infatti oggi Thaksin Shinawatra vive in esilio: non può rimettere piede in Thailandia, perché verrebbe arrestato in virtù di una condanna a due anni per corruzione e violazione delle norme sul conflitto di interessi.
Prima eletto, poi costretto all'esilio. Che vergogna, roba da terzo mondo. Meno male che noi viviamo in un Paese civile: qui queste cose non accadono mai.

(«Il Caffè», 16 aprile 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano