martedì 16 febbraio 2010

Invito al pensiero di Ivan Illich/3. Nemesi medica



La corporazione medica è diventata una grande minaccia per la salute. L’effetto inabilitante prodotto dalla gestione professionale della medicina ha raggiunto le proporzioni di una epidemia. il nome di questa nuova epidemia, iatrogenesi, viene da iatros, l’equivalente greco di “medico”, e genesis, origine.
Si apre così, con l’enunciazione della dirompente tesi fondamentale, il libro più celebre di Ivan Illich: Nemesi medica (1976). Illich intende fugare ogni dubbio fin dall’inizio: la gestione professionale, industriale ed istituzionale della medicina è giunta a un punto in cui i danni prodotti eccedono i vantaggi. Il pensatore austriaco non sostiene che la medicina non abbia compiuto alcun progresso (si pensi ad esempio alla complessità di un intervento di neurochirurgia o al livello di precisione raggiunto da certe apparecchiature diagnostiche); egli sostiene piuttosto che, a fronte di questi miglioramenti indubbiamente utili (ma in un numero limitato di casi e con un effetto terapeutico spesso molto circoscritto e non privo di effetti collaterali), la situazione generale sia complessivamente peggiorata: gli uomini sono diventati incapaci di capire da sé il proprio stato di salute, non sanno più fare a meno del medico (che, di conseguenza, pretende di conoscere lo stato clinico del paziente meglio del paziente stesso); sono stati abituati a una medicina onnipresente che promette – se non la felicità – almeno l’eliminazione del dolore (motivo per cui l’uomo occidentale contemporaneo non sa soffrire più, rifiuta il dolore e, al limite, la morte stessa); sono stati assuefatti – a colpi di legge e di pubblicità – all’idea che la medicina è razionale e che la sola idea di rifiutarla o di metterla in discussione è irrazionale, inconcepibile, irresponsabile.
Allo stesso modo che in altri ambiti indagati da Illich (l’istruzione, i trasporti ecc.), la medicina ha superato la soglia critica oltre la quale subentra la controproduttività:
la minaccia che la medicina attuale rappresenta per la salute della gente è analoga alla minaccia rappresentata dal volume e dall’intensità del traffico per la mobilità [...] Un grande sforzo istituzionale si è trasformato in qualcosa di controproducente. L’accelerazione del traffico che genera perdita di tempo, le comunicazioni divenute chiassose e frastornanti [...] sono tutti fenomeni paralleli alla produzione di malattia iatrogena da parte della medicina. In ciascun caso un grande settore istituzionale ha allontanato la società dal fine specifico per cui quel settore era stato creato e tecnicamente attrezzato.
Il discorso si articola su piani diversi, individuale, sociale, filosofico. Illich rileva tra le altre una delle maggiori degenerazioni della medicina moderna, la hybris del controllo totale, di sé, degli altri, della natura:
fino a tempi non lontani la medicina si sforzava di valorizzare ciò che avviene in natura: favoriva la tendenza delle ferite a sanarsi, del sangue a coagularsi, dei batteri a farsi sopraffare dall’immunità naturale. Oggi invece essa cerca di materializzare i sogni della ragione. I contraccettivi orali, per esempio, vengono ordinati per prevenire un evento normale nelle persone sane.
Illich spiega – con una trattazione serrata e scientificamente documentatissima – che il numero di medicinali di cui in ogni momento potrebbe aver bisogno il 99% della popolazione non supera le due dozzine. Da qui dovrebbe prendere le mosse ogni serio discorso sulla medicina moderna, sui suoi costi, sulla sua mentalità, sulle sue implicazioni sociali.
Nemesi medica è disponibile in italiano in due edizioni (entrambe nella traduzione di Donato Barbone): quella di Bruno Mondadori è più leggibile e riporta in Appendice due scritti di Illich sul tema della salute; quella di Boroli ha dalla sua il prezzo e l’omogeneità degli altri testi di Illich della stessa collana (La convivialità, Nello specchio del passato, Disoccupazione creativa). Comunque la si pensi al riguardo, Nemesi medica è un libro che dovrebbero leggere tutti, perché riguarda tutti. La moda della prevenzione, infatti, ci trasforma ogni giorno in pazienti anche se non siamo malati. Meglio esserne ben consapevoli, al nostro prossimo check-up.


(«l'Altrapagina», gennaio 2010)

Paolo Calabrò

Filosofia e Noir

Madrelingua napoletano, vive a Caserta, dedicandosi alla famiglia, alla filosofia e, ovviamente, al noir. Gestisce il sito ufficiale di Maurice Bellet in italiano