
«Mamma, ma un piatto può diventare uno specchio?»
«Sì, se usi una lavastoviglie potente come Tecna di Rex»
«Ma fa tutto da sola?»
«No, ci vuole anche Finish Tabs»
«Ma allora sono amici?»
«Sì, e sono anche i migliori. Lo so perché li uso»
«Mamma, da grande voglio diventare Tecna»
«No, non puoi, sei un bambino»
«E va bene allora Finish».
G. TRIANI, Sedotti e comprati, ed. Eleuthera
«Sì, se usi una lavastoviglie potente come Tecna di Rex»
«Ma fa tutto da sola?»
«No, ci vuole anche Finish Tabs»
«Ma allora sono amici?»
«Sì, e sono anche i migliori. Lo so perché li uso»
«Mamma, da grande voglio diventare Tecna»
«No, non puoi, sei un bambino»
«E va bene allora Finish».
G. TRIANI, Sedotti e comprati, ed. Eleuthera
Di TV, e in particolare del suo rapporto perverso con la pubblicità, si parla nel libro di Giorgio Triani Sedotti e comprati (ed. Eleuthera). Della TV come grande motore della pubblicità, di un rapporto tra i due che spesso oltrepassa i limiti della decenza e a volte perfino quelli della legalità e della moralità: se può considerarsi disdicevole che un presentatore televisivo si metta a pubblicizzare, nel bel mezzo della propria trasmissione, un certo prodotto (conferendo così alla presentazione un’aura di “ufficialità” che niente ha a che vedere con le qualità intrinseche del prodotto, ma solo con il contesto in cui è piazzato e con l’autorità del promotore), e se è immorale che la pubblicità si spinga ad influenzare perfino i bambini (come si espresse al proposito una nota pubblicitaria americana: “magari è immorale, non lo so, ma insomma: non è questo il mestiere del pubblicitario?”), è tuttavia perfino illegale che un giornale proponga a un’azienda un articolo di elogio dei suoi prodotti in cambio dell’acquisto di un certo numero di pagine di pubblicità sulla testata (lo scandalo è stato denunciato dalla stilista Krizia a metà degli anni Ottanta: cfr. p. 27; alla commistione fra informazione e pubblicità del resto la TV non è immune, anzi). In un siffatto sistema pubblicitario e mediatico, in cui la notizia si confonde con lo spot, in cui si creano trasmissioni TV atte esclusivamente a veicolare un certo contenuto pubblicitario, allora diventa impossibile distinguere la notizia obiettiva dalla pubblicità di parte, diventa impossibile distinguere il vero dal falso e la pubblicità, in definitiva, non è più una finestra che il consumatore apre sul mondo, ma una finestra che le aziende aprono sul consumatore (p. 28).
Recentemente ho sentito Costantino, noto tronista, anch’egli famoso perché famoso, pubblicizzare i prodotti di Armada Nueva con lo slogan:quando pensate a me, pensate ad Armada Nueva.Che capolavoro. D’un colpo, Costantino fa piazza pulita delle teorie, delle metafisiche, delle dialettiche di decenni interi di studi sulla riduzione dell’uomo a merce, sull’identificazione del mercato con la vita e via discorrendo. Come Triani rileva citando Gianni Boncompagni,
per fare televisione non è indispensabile essere imbecilli. Però aiuta.Tanto vero.
(«Il Caffè», 9 ottobre 2009)
