Il vero fulcro del libro (che si divide in sei capitoli: il primo, che da solo occupa più della metà delle pagine, è un testo inedito, mentre gli altri cinque sono contributi dell’autore su Panikkar degli anni 2005-2007) è l’“oltrepassamento del mentale”, contenuto nel titolo: «spensierarsi» non ha a che fare né con la frivolezza né con l’irrazionalità, bensì con quel superamento della dicotomia tra teoria e prassi che per Panikkar ha come meta ideale la «nuova innocenza», regno della spontaneità e della naturalezza dove la conoscenza, l’idea, il concetto non si interpongono fra il soggetto e l’oggetto e dove l’atto dell’uomo è libero, immediato, in quanto non ostacolato da alcun “filtro” intellettuale. È la nuova innocenza che può spezzare il rapporto parmenideo di supremazia del pensiero sull’essere (p. 19) e riunificare in un insieme organico i frammenti nei quali il sapere occidentale è stato ridotto dall’eccessiva specializzazione; si tratta di un compito, Barone ne è ben consapevole, non da poco:
nessuna armatura teorica può prefigurare ciò che essa esige: una vera e propria rivoluzione spirituale (p. 84).Al merito dell’editrice Diabasis, per l’iniziativa e per la bella edizione, si può perdonare qualche refuso tipografico, così come si può sorvolare sull’uso a volte abbondante di corsivi e virgolette da parte dell’autore. Quello di Barone è un libro ben venuto nello scarno gruppo delle monografie italiane su Panikkar, per la fluidità con la quale sa introdurre ai problemi più complessi, coinvolgendo il lettore anche non “iniziato”, ed anche perché una volta di più – ma non è mai abbastanza, in questo mondo colonizzato dall’oggettività scientifica e da una razionalità “sorda” a tutto ciò che non capisce – mostra la ragionevolezza ed il buon senso di una filosofia, come quella di Panikkar, di cui l’uomo contemporaneo ha veramente bisogno.
(«Il Recensore.com», 2 ottobre 2009)