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Meccanismo che trova terreno fertile in una mentalità avvezza a dipingere la realtà in chiaroscuri privi di toni grigi: in un batter d’occhi ci si ritrova ad essere “noi” contro “loro”, i buoni cristiani contro gli atei immorali, gli onesti lavoratori contro i mendicanti fannulloni. Meccanismo che, tuttavia, per poter funzionare a pieno regime dev’essere inconsapevole, trasparente a chi lo adotta: per poter essere schiacciato definitivamente, senza pietà e senza rimorso, l’altro deve sempre incarnare il Male assoluto,
l’essenza di tutto quanto la civiltà rifiuta e aborre (non basta, ad esempio, che l’ebreo sia semplicemente diverso: dev’essere colui che avvelena i pozzi d’acqua potabile e che congiura per la riduzione in schiavitù della cristianità intera). È tagliandosi fuori completamente dal contatto con l’altro, da ogni dialogo e da ogni forma di rapporto, che ci si può fare di lui un’immagine talmente stilizzata da annullare ogni sentimento di empatia e di fratellanza umana. Vuoto morale che una certa politica fa presto a riempire: ecco che nel dibattito politico spuntano, d’improvviso, i “valori” da “difendere”, ecco che la “civiltà” ha d’un tratto bisogno di essere protetta dalla barbarie. In questo modo l’odio dell’altro si traveste da amore per la patria, la dissimulazione è perfetta e il cerchio si chiude. L’odio, fenomeno effimero e «innaturale che contraddice la condizione umana» (p. 189), può così essere prodotto dalle società moderne su scala industriale.
Il messaggio conclusivo di Donskis è chiaro: soltanto il volto reale dell’altro, non la figura distorta che si fa la nostra “immaginazione turbata”, può condurci fuori dal tunnel dell’odio fratricida (e suicida) e ispirarci la com-passione necessaria a un dialogo finalizzato alla pace. In un’analisi che spazia dalla sociologia alla filosofia e alla letteratura, l’autore mette a fuoco con perizia e puntualità uno dei lati oscuri della modernità. Prefazione all’edizione italiana di Zygmunt Bauman.
(«l'Altrapagina», aprile 2009)
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