
Ben Pastor, nata a Roma, docente di Scienze sociali nelle università americane, ha scritto narrativa di generi diversi con particolare impegno nel poliziesco storico e ha pubblicato in Italia numerosi volumi con molti diversi editori. Si muove quindi a suo agio nelle maglie di una storia che - a guisa di omaggio alla memoria dei suoi nonni di Bisenti e di tutti gli abruzzesi caduti nella seconda guerra mondiale, il cui “silenzioso ritegno sul proprio coraggio ha fatto sì che il grande pubblico restasse ignaro dei terribili effetti del conflitto su quelle terre” - narra una pagina della storia del nostro paese dove protagonista è certamente la terra, con tutte le sue particolarità, asprezze, fascini, ma soprattutto il tempo, vero nemico di Martin Bora, il quale dovrà correre per assicurarsi il suo obiettivo non solo prima che lo facciano gli Inglesi, ma soprattutto prima che ci arrivino i “colleghi” tedeschi della RSHA (la Direzione generale per la sicurezza del Reich): è un momento in cui non ci si può fidare di nessuno e la Wehrmacht non può permettersi il lusso quelle informazioni cadano nella mani delle SS. Sullo sfondo, una spiccata attenzione alle lingue, in particolare ai dialetti, non solo a quello teramano.
Ben Pastor, Il morto in piazza, ed. Sellerio, 2017.
(«Mangialibri», 3 ottobre 2017)