
Questo splendido libro è composto da 3 racconti lunghi: “L’anno della forca”, “Julius” e “Ground Zero”, ambientati nelle colonie americane che pian piano diventano Stati Uniti, all’epoca della guerra d’indipendenza, della guerra di secessione e del crollo delle Twin Towers del 2001; la cui protagonista unica, ma vista ogni volta da una prospettiva diversa e nuova, al di là dei personaggi che - pur nella loro presenza massiccia, per lo spessore psicologico tipico dei lavori di McGrath - popolano le storie, è la città di New York: “città fantasma”, che sembra non comparire mai direttamente, sempre sullo sfondo, quasi relegata o destinata all’oblio… mentre affiora prepotentemente, pagina dopo pagina, che sono gli uomini - sobillati, determinati, a volte schiacciati dalla sua anima unica: quella dell’ansia dell’emergere nella competizione economica e sociale, associata a quella della libertà a tutti i costi, anche quelli troppo alti - a essere destinati all’oblio e a una vita di sottofondo. Magistrale il più lungo dei tre, storia di una vicenda familiare nalla quale anche la più insignificante e apparentemente innocua delle circostanze finisce per sfociare in un dramma imprevedibile e di lancinante intensità. Tre gioielli che ci mostrano che il genio di McGrath - quello dei romanzi, Follia su tutti - è ben presente anche nel più breve dei suoi scritti.
P. McGrath, La città fantasma, ed. Bompiani, 2007.
(«Mangialibri», 26 settembre 2017)